Gli scienziati erano certi che i tilacini (Thylacinus cynocephalus), meglio conosciuti come tigre della Tasmania, ma chiamato anche lupo marsupiale o lupo della Tasmania, fosse già estinto in Australia al tempo dell’arrivo dei coloni europei, pobabilente a causa della competizione per cibo ed habitat con i dingo (Canis lupus dingo) introdotto in Australia dagli aborigeni. I tilacini sono scomparsi dalla Tasmani dopo l’arrivo dei coloni europei e si pensa che l’ultima tigre della Tasmania sia morta in uno zoo di Hobart nel settembre 1936, anche se una recente ricerca suggerisce che alcuni individui della specie potrebbe essere sopravvissuti fino agli anni ‘40.
Ma in Australia ogni tanto ricompare il fantasma della tigre marsupiale ed è dal lontano 1870 che a Cape York, nel Qeensland, vengono segnalati grossi marsupiali carnivori che potrebbero essere gli ultimi tilacini.
La scorsa settimana è arrivata un’altra segnalazione di animali che potrebbero essere tigri della Tasmania.
Dopo aver visto. In un’intervista su ABC Far North, Mike Archer, un professore di paleontologia dell’Università del New South Wales, dire che stava tentando di clonare un tilacino, un ex operatore turistico, Brian Hobbs si è finalmente deciso a rivelare l’incontro avuto con un gruppo di misteriosi animali nel lontano 1983.
Hobbs ha raccontato che era in campeggio con un amico quando, nel bel mezzo della notte, qualcosa spaventò il suo cane pastore tedesco: «Sono saltato fuori dal letto e l’ho messo [il cane] al guinzaglio corto, ho afferrato una torcia elettrica e ha iniziato a guardarmi intorno nel campo verso la zona di un burrone in cui ero stato a spasso con il cane in precedenza. Tutto ad un tratto ho notato queste paia di occhi rossi che mi guardano e c’erano un maschio, una femmina e due cuccioli: ero a 20 metri da loro».
Hobbs ha detto che questi misteriosi animali non facevano nessun rumore mentre si avvicinavano e che sembravano incuriositi sia da lui, che dal cane e dall’accampamento. «Non ho mai visto nulla di simile a questi animali in vita mia – ha detto – Erano a forma di cane: ho avuto un pastore tedesco quindi so certamente qualcosa sui cani. E con la luce della torcia ho potuto vedere erano di colore marrone e avevano strisce sul loro fianchi»
Secondo Hobbs la famiglia di questi animali avrebbero fatto un’altra visita all’accampamento prima dell’alba e anche la seconda volta non hanno mostrato alcun segno di aggressività.
Famosi ricercatori come Bill Laurance, della James Cook University, invitano a non liquidare come invenzioni tutte le storie riguardanti queste leggendarie creature che vagherebbero ancora nelle terre selvagge dell’Australia: «”mai dire mai”, ci insegna la scienza, perché ogni volta che pensiamo di sapere tutto, quel che ci gira intorno e ci morde da dietro. A parte i dingo, i cani selvatici e i maiali selvatici c i sono pochi mammiferi o marsupiali che vivono nella zona che corrispondono alla descrizione data dal signor Hobbs. C’è moltissima ibridazione tra i dingo e i cani selvatici, quindi possono prendere una varietà di forme, anche suini selvatici hanno una gamma di colori veramente notevole e modelli differenti. Ma l’osservazione dei due adulti e due cuccioli è davvero interessante … mi sarebbe piaciuto chiedere esattamente dove le erano le strisce».
Una testimonianza più attendibile viene da Patrick Shears, un ex ranger del Queensland National Parks che negli anni ’70 e ’80 ha pattugliato quotidianamente l’area di Cape York e che ogni volta che sentiva di segnalazioni di avvistamenti di tilacini consultava le comunità aborigene nelle rispettive aree e dice che «Sono abbastanza sicuro della conferma che sanno di una creatura similea un cane – non un dingo – che viene spesso vista durante la notte. La chiamano la “tigre del chiaro di luna” … fa parte della loro religione, la chiesa del bush». Shears assicura di aver avuto anche lui la fortuna di avvistare una creatura simile a una tigre della Tasmania o del chiaro di luna mentre era di pattuglia una sera e conferma quanto detto da Hobbs: sono animali timidi, ma «Sono curiosi. Se non ti muovi e non fai rumore arrivano ad una distanza ragionevole per controllare poi trottano subito via.
Anche se Laurance non esclude che il tilacino possa essere sopravvissuto a Cape York, ha detto che «la persistenza di una specie con una piccola densità di popolazione appartiene al regno di ciò che un biologo mainstream chiamerebbe altamente plausibile. In termini di enormità della notizia, la scoperta di un tilacino vivo sarebbe quasi come se la Terra smettesse di girare sul proprio asse. Sarebbe una rivelazione assoluta e cambierebbe il modo in cui molta gente pensa a un sacco di specie che possiamo aver estinte e che presumibilmente, forse non sono del tutto scomparse. Chiunque abbia voglia di condividere la posizione del suo incontro con una presunto tilacino, troverebbe una serie di biologi disposti a indagare, a condizione che la loro storia resti in piedi di fronte a un rigoroso interrogatorio. Se sei un musicista rock, avere la tua faccia sulla copertina di Rolling Stone sarebbe la cosa più grande, ma per uno scienziato sarebbe quella di avere la sua faccia sulla copertina di Nature. Avrebbe la sua faccia incorniciata su tutta la copertina, oltre ai titoli dei giornali di tutto il mondo».
E un team di ricercatori sta per partire alla ricerca dei tilacini o delle tigri del chiaro di luna nel Far North Queensland, a guidarli da aprile sarà Sandra Abell, della James Cook University, una scienziata nota per aver recentemente scoperto nella stessa regione, la seconda popolazione conosciuta di bettongia settentrionale (Bettongia tropica), un marsupiale a fortissimo rischio di estinzione.
Il team di ricercatori del Queensland piazzerà più di 50 trappole fotografiche high-tech nei due siti dove sono avvenuti i più recenti avvistamenti di animali che somigliano ai tilacini o a quelli che gli aborigeni chiamano le tigri del chiaro di luna, che rimarranno segreti.
I ricercatori australiani sanno che le possibilità di ritrovare il tilacino perduto nel Far North Queensland sono scarse, ma sono convinti che lo studio che ne deriverà fornirà comunque preziose indicazioni sulla biodiversità della regione, dove le popolazioni di mammiferi sono in declino a un ritmo allarmante