Lupi in Trentino: emergenza senza precedenti, 10 morti in un mese

branco di lupi in Trentino tra i boschi innevati

I lupi in Trentino stanno vivendo uno dei periodi più bui degli ultimi anni. Febbraio 2025 si è chiuso con un bilancio drammatico: ben 10 esemplari trovati morti in diverse aree della provincia autonoma. A lanciare l’allarme è stata la stessa Provincia di Trento tramite gli aggiornamenti ufficiali sui grandi carnivori del territorio. Dietro queste morti si celano cause che preoccupano sia gli esperti di fauna selvatica che le istituzioni: avvelenamenti dolosi e incidenti stradali sono le principali minacce che stanno decimando i branchi locali. Una situazione che riflette anche una crisi più ampia, che coinvolge i lupi in tutta Italia e in Europa, aggravata dal recente declassamento della loro protezione.

Lupi in Trentino: un mese nero per la fauna selvatica

Il mese di febbraio ha segnato un record negativo per la presenza dei lupi in Trentino. In appena trenta giorni, dieci esemplari hanno perso la vita, lasciando un vuoto nei branchi che abitano i boschi e le montagne della regione. La Provincia autonoma di Trento, tramite il sito dedicato ai grandi carnivori, ha fornito un quadro che non lascia spazio all’ottimismo.

Il fenomeno appare diffuso e coinvolge diverse aree, dal nord di Barco di Levico fino alle campagne di Nomi. Questo dato mostra come il problema non sia localizzato, ma esteso su gran parte del territorio provinciale, mettendo in luce l’urgenza di interventi concreti per fermare questa spirale negativa.

Lupi selvatici che fino a pochi anni fa erano il simbolo di una natura che stava tornando a respirare dopo decenni di assenza, oggi si trovano di nuovo sotto assedio. Le cause principali di questa vera e propria strage sono principalmente due: l’azione diretta dell’uomo, come gli avvelenamenti illegali, e l’impatto crescente con la rete stradale che attraversa habitat naturali sempre più frammentati.

Dietro i freddi numeri si nasconde una situazione drammatica per la fauna selvatica trentina e per gli equilibri naturali che essa sostiene.

Avvelenamenti: una minaccia che ritorna

Il ritrovamento di quattro carcasse di lupi il 1° febbraio a nord di Barco di Levico ha acceso subito i riflettori su un problema tristemente noto. Le analisi hanno confermato che si è trattato di avvelenamento, una pratica che torna a minacciare seriamente la fauna locale. Le esche avvelenate non colpiscono solo i lupi, ma mettono in pericolo anche altri animali come volpi, tassi, rapaci e persino cani domestici.

Nonostante gli sforzi delle autorità per contrastare questi atti illegali, l’uso di veleni nei territori rurali continua a rappresentare una sfida difficile da debellare. Episodi come questo dimostrano quanto sia fragile il rapporto tra uomo e natura, specialmente in contesti dove le attività agricole e zootecniche convivono a stretto contatto con i grandi carnivori.

Incidenti stradali: strade pericolose per i predatori

Oltre agli avvelenamenti, l’altra piaga che ha colpito i lupi del Trentino è rappresentata dalle collisioni stradali. Cinque lupi sono morti a causa di incidenti avvenuti in zone diverse, da Imer a Monclassico fino a Predazzo. In particolare, il 21 e il 23 febbraio sono stati giorni tragici, con ben tre lupi travolti da veicoli.

Le infrastrutture stradali che tagliano foreste e aree montane rappresentano un serio pericolo per la fauna selvatica. I lupi si muovono seguendo le loro rotte naturali di caccia e spostamento, ma l’incontro con il traffico automobilistico si traduce sempre più spesso in morte certa.

Sarebbe necessario potenziare i corridoi ecologici e migliorare la segnaletica stradale, adottando soluzioni già testate in altri paesi europei dove questi interventi hanno ridotto gli incidenti tra veicoli e animali selvatici.

La crisi dei lupi in Italia e in Europa

La tragedia avvenuta in Trentino è solo la punta dell’iceberg di una crisi più ampia che coinvolge i lupi in Italia e nel resto del continente. Negli ultimi anni, la popolazione di questi predatori è cresciuta, espandendosi anche in aree dove erano assenti da decenni.

Questa crescita naturale, che da un lato rappresenta un successo per la biodiversità, dall’altro ha riacceso le tensioni con le comunità rurali e agricole. I lupi sono accusati di attacchi al bestiame, spingendo alcune aree a chiedere misure drastiche per limitare la loro presenza.

In questo contesto, la fragilità della coesistenza tra uomo e lupo emerge in modo evidente. Gli episodi registrati in Trentino non sono isolati, ma fanno parte di un quadro complesso che riguarda l’intero panorama europeo, dove la gestione della specie è sempre più al centro di controversie politiche e ambientali.

La riduzione della protezione e le conseguenze

Ad aggravare la situazione vi è il recente declassamento della protezione del lupo da “rigorosamente protetta” a “protetta”, secondo le normative europee. Questo cambiamento rende più facile per i singoli stati ottenere deroghe per la gestione dei lupi, incluso l’abbattimento selettivo.

Se da un lato le istituzioni europee parlano di flessibilità nella gestione, dall’altro gli ambientalisti temono un effetto domino che potrebbe mettere a rischio anni di progressi nella tutela dei lupi selvatici.

Il rischio concreto è quello di favorire atteggiamenti più permissivi verso la rimozione dei lupi nei territori rurali, alimentando la percezione negativa di questi predatori e ostacolando le politiche di conservazione.

Coesistenza uomo-lupo: un equilibrio sempre più fragile

La convivenza tra uomo e lupo è una sfida che coinvolge non solo aspetti ecologici, ma anche culturali e sociali. In alcune aree, la presenza del lupo è ancora vissuta come una minaccia diretta alle attività economiche, soprattutto quelle legate alla pastorizia.

Tuttavia, modelli di gestione virtuosi dimostrano che è possibile ridurre i conflitti, ad esempio attraverso recinzioni elettrificate, cani da guardiania e sistemi di indennizzo rapidi per gli allevatori colpiti da predazioni.

Favorire un dialogo aperto tra istituzioni, agricoltori e ambientalisti è essenziale per trovare soluzioni condivise che permettano al lupo di continuare a svolgere il suo ruolo nell’ecosistema senza diventare un bersaglio.

Conclusione

Il bilancio di febbraio per i lupi in Trentino è un campanello d’allarme che non può essere ignorato. Dieci esemplari morti in un solo mese tra avvelenamenti e incidenti stradali sono il segnale di una convivenza ancora lontana dall’essere sostenibile.

Serve un impegno concreto da parte di tutti gli attori coinvolti: istituzioni, associazioni e cittadini devono lavorare insieme per proteggere i grandi carnivori del Trentino e garantire un futuro in cui uomo e lupo possano coesistere in equilibrio.

Redazione

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