Su Encelado è stato trovato del metano che potrebbe essere compatibile con la presenza di microrganismi

Uno studio evidenzia come i dati raccolti da Cassini sul metano presente sulla luna di Saturno siano compatibili con l’attività microbica, ma la cautela è d’obbligo

Encelado, una delle lune di Saturno, potrebbe ospitare microrganismi? È questa la domanda che gli astronomi si pongono da diversi anni, soprattutto da quando i dati della sonda Nasa Cassini hanno indicato la presenza sul satellite di un oceano liquido, posto tra il guscio di ghiaccio esterno e la roccia interna. Non solo: sulla superficie di Encelado sono presenti enormi pennacchi d’acqua, simili a geyser. Le analisi della sonda ci dicono che nella composizione di questi pennacchi è presente una buona percentuale di metano. Dietro questa produzione, si cela un processo sconosciuto, ma che potrebbe essere compatibile con la vita microbica. È quanto suggerisce uno studio pubblicato su Nature Astronomy dagli scienziati dell’Università dell’Arizona e della Paris Sciences & Lettres University.

Da dove arriva tutto questo metano?

Nonostante la sua attività sia terminata da quasi quattro anni, la sonda Cassini continua a stupirci. La missione Cassini-Huygens, realizzata in collaborazione tra Nasa, l’Agenzia spaziale europea (Esa) e l’Agenzia spaziale italiana (Asi), dall’ottobre 1997 a settembre del 2017 (quando la sonda pose fine ai suoi 10 onorati anni di servizio precipitando nell’atmosfera di Saturno), aveva come scopo lo studio di questo pianeta e il suo sistema di anelli e di satelliti, in particolar modo Titano, il satellite più grande. Ma anche Encelado, un’altra delle numerose lune del pianeta, nel corso degli anni ha riservato dati molto interessanti: le osservazioni di Cassini hanno suggerito che questa luna avesse un oceano liquido interno. In più, sulla superficie del satellite la sonda della Nasa ha rilevato enormi pennacchi di materiale oceanico, che eruttano e vengono espulsi nello spazio. Ma di cosa sono fatti?

È quanto si sono chiesti gli scienziati, trovando dei risultati singolari: passando attraverso i pennacchi e campionando la loro composizione chimica, la sonda Cassini ha rilevato una concentrazione relativamente alta di idrogeno molecolare, metano e anidride carbonica. In particolare, la quantità di metano trovata nei pennacchi è stata inaspettata. Queste molecole, sulla Terra, sono associate alle bocche idrotermali sul fondo degli oceani, che ospitano interi ecosistemi di microrganismi detti metanogeni. In realtà sulla Terra il metano viene prodotto anche dall’attività idrotermale generata tra le acque degli oceani e strati profondi della crosta terrestre, ma il processo è molto lento: la maggior parte del metano è di fatto imputabile ai microrganismi. E su Encelado? “Volevamo sapere: i microbi simili alla Terra che producono metano potrebbero spiegare la quantità sorprendentemente grande di metano rilevata da Cassini?“, racconta Regis Ferriere, uno dei due autori principali dello studio.

Lo studio

Tuttavia, la ricerca di questi microrganismi sul fondo dell’oceano di Encelado richiederebbe missioni spaziali impegnative e costose, che per il momento non sono programmate. Gli scienziati, allora, hanno costruito dei modelli matematici, che combinano la geochimica con l’ecologia microbica, per calcolare la probabilità che diversi processi potessero spiegare i dati di Cassini. Tra questi, anche la generazione di metano da parte di microbi. Secondo lo studio, i dati della sonda sarebbero coerenti sia con un’attività microbica del tutto simile a quella che vediamo nelle bocche idrotermali sulla Terra, sia a un’attività microbica sconosciuta che si comporta in modo diverso da quanto accade sul nostro pianeta. La sola produzione di metano senza intervento di organismi viventi non sarebbe sufficiente a spiegare l’elevata concentrazione di metano trovata dalla sonda della Nasa.

Questo non è certo la prova che ci sia vita su Encelado, ma apre interessanti sviluppi futuri per le indagini sulla luna di Saturno: le misurazioni di Cassini potrebbero anche indicare fonti sconosciute di metano, abitabili da microrganismi. “Ovviamente, non stiamo concludendo che c’è vita nell’oceano di Encelado“, conclude Ferriere: “Piuttosto, volevamo capire quanto fosse probabile che le bocche idrotermali di Encelado potessero essere abitabili da microrganismi simili alla Terra. Molto probabilmente, ci dicono i dati di Cassini. E la metanogenesi biologica (il processo di produzione di metano da parte di microrganismi, ndr) sembra essere compatibile con i dati. In altre parole, non possiamo scartare l’ipotesi della vita come altamente improbabile.

Chiara Di Lucente

Fonte: www.wired.it

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