Acqua liquida su Marte: la scoperta italiana che può cambiare il futuro delle missioni spaziali

Scoperta acqua liquida su Marte grazie allo studio INGV nel cratere Russell

Una scoperta che potrebbe riscrivere la storia dell’esplorazione del Pianeta Rosso: l’acqua liquida su Marte potrebbe non essere più solo una teoria. Grazie all’analisi di immagini ad altissima risoluzione, i ricercatori italiani Adriano Nardi e Antonio Piersanti dell’INGV hanno identificato tracce di acqua liquida sulle dune del cratere Russell. Questo studio, pubblicato su Geosciences, riaccende l’entusiasmo verso Marte a pochi giorni dalla pubblicazione di due ricerche che hanno identificato antiche spiagge su Marte, suggerendo la possibile esistenza di un ciclo idrico attivo, anche se parziale. Se confermata, questa scoperta potrebbe rivoluzionare il modo in cui progettiamo le future missioni con equipaggio umano e aprire scenari inediti nella ricerca di forme di vita aliena. Ma come si è arrivati a queste incredibili conclusioni?

Nuove prove della presenza di acqua liquida su Marte

Lo studio condotto dai due scienziati italiani si è concentrato su una zona ben precisa del Pianeta Rosso: il cratere Russell. Qui, grazie alle immagini fornite dalla sonda NASA Mars Reconnaissance Orbiter, è stato possibile osservare particolari formazioni chiamate gullies, ovvero calanchi dunali che sembrano scolpiti dall’azione dell’acqua.

A fare la differenza rispetto agli studi precedenti sono state le oltre 110 immagini ad altissima risoluzione (fino a 25 cm/pixel), raccolte in circa sedici anni terrestri di osservazioni. Questo materiale ha permesso di analizzare i gullies in modo dettagliato, distinguendo quelli lineari, che sembrano essere modellati da processi legati alla presenza di acqua liquida su Marte.

Secondo quanto spiegato dal dottor Nardi, “ogni anno, nei primi giorni della primavera marziana, e grazie all’azione del vento, le condizioni atmosferiche permetterebbero la formazione transitoria di acqua liquida”. Questo fenomeno avverrebbe grazie a un effetto aerodinamico che, nello stesso momento, genera brina, ghiaccio, vapore e scie di acqua.

Scoperta acqua liquida su Marte grazie allo studio INGV nel cratere Russell

Le dune del cratere Russell su Marte, dove i ricercatori italiani dell’INGV hanno individuato tracce di acqua liquida. Credito: INGV/NASA/JPL-Caltech/UArizona

La dinamica dei gullies e il ruolo del vento marziano

Il cuore della scoperta sta nella combinazione unica di fattori ambientali del cratere Russell. La sabbia delle dune, mossa dai venti stagionali, si comporta come un gigantesco laboratorio naturale. Qui, la brina accumulata sulla sommità delle dune fonde durante l’esposizione al sole, dando origine a piccole quantità di acqua liquida.

Come sottolinea Antonio Piersanti, “quando i canali restano in penombra, si osservano tracce di umidità assorbita dalla sabbia. Ma basta un cambio di orientamento verso la luce per assistere all’immediata evaporazione dell’acqua”. Questo processo dimostra quanto siano fragili e transitori questi fenomeni, ma al tempo stesso ne certifica l’esistenza con dati concreti.

 Scoperta acqua liquida su Marte grazie allo studio INGV nel cratere Russell

Credit: INGV/NASA/JPL-Caltech/UArizona

Implicazioni future della presenza di acqua liquida su Marte

La scoperta di acqua liquida su Marte non è solo affascinante dal punto di vista scientifico. Può avere ripercussioni pratiche enormi sulle missioni spaziali future e sulle prospettive di trovare tracce di vita.

Se confermata, questa presenza ciclica di acqua potrebbe suggerire l’esistenza di un ciclo idrico parziale su Marte, limitato a specifici crateri come Russell, Kaiser e Korolev. In queste aree, le condizioni sembrano favorevoli non solo alla formazione di acqua liquida, ma potenzialmente anche alla sopravvivenza di microbi alieni.

Non è un caso che gli scienziati suggeriscano proprio questi crateri come candidati ideali per future missioni di esplorazione, sia robotiche che con equipaggio umano. Disporre di una fonte d’acqua, anche temporanea, potrebbe fare la differenza tra il successo e il fallimento di una base permanente su Marte.

Dalla ricerca teorica alla sperimentazione sul campo

La prossima sfida sarà trasformare queste osservazioni in certezze. Saranno necessarie missioni dedicate che possano prelevare campioni e monitorare le dune durante le stagioni marziane.

Come evidenziato nel comunicato ufficiale, “potremmo essere di fronte alla prima prova concreta di un ciclo idrico attivo su Marte”. Questo risultato apre la strada a una nuova fase dell’esplorazione del pianeta, dove non si tratta più solo di cercare tracce del passato, ma di monitorare fenomeni attivi e attuali.

Conclusione

La possibilità che ci sia acqua liquida su Marte non è più solo una suggestione. Grazie al lavoro di Nardi e Piersanti, ora abbiamo indizi solidi che puntano in questa direzione. Se ulteriori studi confermeranno quanto osservato nel cratere Russell, ci troveremo davanti a una scoperta epocale, capace di ridefinire il nostro rapporto con il Pianeta Rosso. Non solo per le missioni spaziali, ma anche per la continua ricerca di vita oltre la Terra. E se davvero esiste un luogo marziano dove l’acqua scorre, anche solo per qualche ora all’anno, allora forse non siamo mai stati così vicini a trovare la vita oltre il nostro pianeta.

Redazione

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