Natura horror: Ricercatori scoprono farfalle che ‘si drogano’ succhiando bruchi vivi
Alcuni ricercatori asiatici, in un recente studio, hanno dimostrato un comportamento ignoto prima alla scienza, e per certi versi macabro, adottato dalle farfalle della famiglia euforbia in Indonesia: gli esemplari adulti feriscono il loro simili, ancora allo stato di bruco, per succhiarne i concentrati chimici, di cui le farfalle sono ghiotte.
Nella riserva naturale del Tangkoko, che si trova sulla punta nord orientale dell’isola di Sulawesi, in Indonesia, l’autore principale dello studio, pubblicato lo scorso 8 settembre sulla rivista Ecology, Yi-Kai Tea, un dottorando presso la School of Life and Environmental Sciences dell’Università di Sydney, e il coautore Jonathan Soong Wei, un naturalista di Singapore, spiegano come nel dicembre del 2019 abbiano visto farfalle euforbia totalmente intente a succhiare linfa da esemplari della stessa specie euforbia, ma ancora in stato di bruco, da non riuscire a distrarle da tale attività neppure stuzzicandole con le mani.
Erano talmente assorte nel processo da rimanere ore e ore a succhiare quei bruchi, tanto che ai ricercatori è sembrato che si stessero ‘drogando’, piuttosto che semplicemente ‘nutrendo’.
In effetti, potrebbe trattarsi proprio di una sorta di narco-dipendenza, sostengono i ricercatori, tanto da aver coniato una specifica parola per descrivere lo strano e inquietante fenomeno: ‘cleptofarmacofagia’. Cioè, “consumo di sostanze chimiche rubate”.
Il punto è che questa specie è ghiotta, sia da bruco che da farfalla adulta, di un particolare tipo di foglia, quella dall’asclepiade, una pianta da fiore della famiglia delle Apocynaceae, dalla quale i maschi estraggono una sostanza che li aiuta a respingere i predatori e a produrre feromoni che attirano le femmine.
I bruchi, vivendo su tali foglie e nutrendosene, per ovvie ragioni hanno in corpo un’alta concetrazione di questa sostanza, tantopiù che il loro organismo l’accumula, espellendo altre sostanze meno utili.
Secondo i ricercatori, le farfalle non attaccherebbero intenzionalmente gli esemplari ‘più giovani’ della propria specia, ma, nel tentativo di cibarsi delle pregiate foglie dell’asclepiade, finirebbero col colpire con le zampe i bruchi a queste attaccati. Dalle ferite dei bruchi si sprigionerebbe poi un profumo irresistibile, tanto da spingere le farfalle ‘adulte’ a provocarne di nuove, intenzionali, per poi infilarvi la proboscide e succhiare la tanto agoniata sostanza, fino alla totale narcodipendenza.
Non sono noti casi di overdose tra le farfalle, hanno spiegato Yi-Kai Tea e Soong Wei, ma sicuramente molti bruchi non ce la fanno a superare il trauma e muoiono, per questo i due ricercatori, come alternativa a ‘cleptofarmacofagia’, hanno coniato anche il termine ‘necrofarmacofagia’ per descrivere il fenomeno.
Fonte: it.sputniknews.com