Il vaiolo delle scimmie contagia l’Europa: primo caso con febbre, dolori e pustole
Una panoramica sul vaiolo delle scimmie, una zoonosi – patologia infettiva trasmessa dagli animali – causata dal virus Monkeypox. La sintomatologia è paragonabile a quella del vaiolo ed è caratterizzata da debolezza, dolori muscolari, febbre, vomito e un rush cutaneo con vescicole e papule che possono ricoprire quasi l’intero corpo. La letalità è del 10 percento, inferiore a quella del vaiolo. Nel 2018 è stato registrato il primo caso in Europa.
Il vaiolo delle scimmie, così chiamato poiché identificato per la prima volta in questi primati, è una rara malattia infettiva che ha diverse caratteristiche in comune col più grave vaiolo, la cui eradicazione è stata ufficialmente comunicata dall’OMS nel 1979. Viene trasmesso principalmente dal contatto con animali selvatici infetti (graffi, morsi e fluidi corporei), in particolar modo roditori africani, tuttavia la malattia può anche passare da uomo a uomo. I sintomi principali sono febbre, debolezza, vomito, linfonodi ingrossati e un caratteristico rush cutaneo simile a quello provocato dal virus Variola maior, con vesciche, papule e croste su tutto il corpo. La letalità della malattia è fortunatamente inferiore a quella del vaiolo, ovvero circa del 10 percento (per il vaiolo è del 30 percento). La malattia è balzata agli onori della cronaca per la prima infezione rilevata in Europa, quella di un ufficiale della marina rientrato in Inghilterra dalla Nigeria, dove l’ha contratta.
SOMMARIO
- Cos’è il vaiolo delle scimmie
- I sintomi della malattia
- Letalità del vaiolo delle scimmie
- Diagnosi e cura del vaiolo delle scimmie
- Diffusione della patologia
Cos’è il vaiolo delle scimmie
Il vaiolo delle scimmie è una rara zoonosi (malattia infettiva trasmessa da animali) legata al virus Monkeypox (MPV), individuato per la prima volta nel 1958 in alcuni esemplari di macaco cinomolgo (Macaca fascicularis) trattenuti in laboratorio. Il virus, appartenente al genere Orthopoxvirus (famiglia Poxviridae), come indicato è molto simile a quello del vaiolo, e il suo serbatoio naturale sono roditori africani alla stregua dei ratti del Gambia (Cricetomys gambianus), scoiattoli del genere Heliosciurus e Funisciurus e ghiro (Graphiurus). La malattia può essere trasmessa anche da cani della prateria; furono proprio questi animali a far ammalare 71 persone negli Stati Uniti nel 2003. La trasmissione avviene attraverso la manipolazione della carne di animali infetti, contatto diretto con essi – ad esempio un morso –, con oggetti contaminati o con una persona infetta, benché le possibilità di contagio da uomo a uomo siano limitate. Il primo caso umano fu osservato nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire).
I sintomi della malattia
L’incubazione del virus, cioè il periodo che intercorre tra l’esposizione al Monkeypox e il manifestarsi dei suoi sintomi, è di circa dieci giorni. La sintomatologia dura generalmente dalle due alle cinque settimane e ha caratteristiche simili a quelle del vaiolo. Dolori muscolari, crisi di vomito, febbre, brividi, sudorazione e ingrossamento dei linfonodi precedono le eruzioni cutanee, che normalmente sono presenti su tronco e volto ma possono estendersi anche ai palmi delle mani e alle piante dei piedi. Le macchie sulla pelle si trasformano velocemente in papule, che evolvono in vescicole e infine in pustole che si staccano.
Letalità del vaiolo delle scimmie
Nel 10 percento delle persone contagiate il virus del vaiolo delle scimmie è letale. Analogamente al vaiolo, che ha un tasso di mortalità superiore, le cause esatte della morte non sono chiare, tuttavia l’alta presenza dell’agente patogeno nell’organismo può portare a sepsi, perdita di proteine ed elettroliti con disidratazione, edema polmonare e scompenso cardiaco. Sono tutti fattori che possono sfociare nel decesso, in particolar modo nei pazienti con sistema immunitario compromesso.
Diagnosi e cura del vaiolo delle scimmie
La diagnosi della malattia, quando ne viene sospettata la presenza, è confermata con esami di laboratorio. Al microscopio ottico è possibile osservare la degenerazione dei cheratinociti (cellule della pelle), mentre con la reazione a catena della polimerasi o PCR è possibile far emergere la presenza del DNA virale. Ad oggi non esiste un trattamento specifico contro il vaiolo delle scimmie, tuttavia il farmaco antivirale Cidofovir può dare dei benefici. La vaccinazione contro il comune vaiolo può prevenire la malattia ed è effettuabile entro 14 giorni dal contagio.
Diffusione della patologia
Il vaiolo delle scimmie generalmente si presenta con ristretti focolai epidemici in aree tropicali dell’Africa centrale e occidentale, ma come indicato è stata individuata anche negli Stati Uniti e in Europa, seppur in circostanze eccezionali. Per quanto concerne i contagi avvenuti in America nel 2003, essi furono causati da un ratto del Gambia infetto importato da un negozio di animali del Texas. In quel caso il roditore contagiò alcuni cani della prateria, che a loro volta passarono il virus agli esseri umani con graffi e morsi. Per quanto concerne l’unico caso registrato in Europa, la malattia è stata contratta in Africa. Il paziente, che ha manifestato i sintomi dopo alcuni giorni dal rientro con un volo da Lagos, è stato ricoverato presso il Royal Free Hospital di Londra. Le persone che hanno viaggiato sullo stesso volo sono finite sotto stretta osservazione, per evitare il rischio di un’epidemia.
Andrea Centini
Fonte: scienze.fanpage.it
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