Stephen Hawking: “Ecco perché dobbiamo lasciare la Terra”

Il conto alla rovescia è partito. Al nostro pianeta (e a noi che lo abitiamo) non resterebbe molto da sopravvivere: non più di 1000 anni, una inezia sulla scala del tempo geologico e cosmico. Solo un millennio ci separerebbe dalla fine, inevitabile per una lunga serie di motivi, almeno secondo il fisico britannico Stephen Hawking.

La sua è una delle menti più brillanti della nostra epoca ed è riconosciuto come uno degli scienziati viventi più importanti al mondo. Utilizzando quel sintetizzatore che ha preso il posto della sua voce, Hawking ha tenuto una lezione all’Università di Cambridge e ha messo in guardia: presto dovremo abbandonare la Terra o rischiamo l’estinzione. “Dobbiamo continuare l’esplorazione spaziale per il futuro dell’umanità, non credo che potremo resistere altri mille anni senza lasciare il nostro fragile pianeta”, le sue parole.

Per andare dove? La meta ideale è Marte, relativamente vicino e simile al nostro mondo. Ma perché un giorno possa diventare davvero “casa”, il Pianeta Rosso deve essere adattato a noi, “terraformato”, in modo da ricreare un habitat adeguato alle nostre esigenze, dal quale ricavare acqua, ossigeno e cibo. I più ottimisti stimano che ci vorrà un secolo prima di costruire colonie autosufficienti e permettere all’umanità di abitarvi in pianta stabile.

Ma nel frattempo, in questi decenni che ci separano dall’obiettivo, sono molte le situazioni che mettono a repentaglio la nostra sopravvivenza. Anche senza ipotizzare scenari apocalittici provocati da impatti cometari o catastrofici brillamenti solari- eventi rarissimi, ma purtroppo possibili- gli scienziati sanno che dobbiamo agire con in fretta.

MARTE SARÀ LA NOSTRA NUOVA CASA?

MARTE SARÀ LA NOSTRA NUOVA CASA?

Il surriscaldamento globale, negato ostinatamente da alcuni ricercatori e da molti governi, sembra già una realtà: secondo l’ONU, il 2016 avrà il primato dell’ anno più caldo della storia, da quando cioè sono iniziate le rilevazioni climatiche, ovvero dalla seconda metà del 1800. Batterà anche il record registrato l’anno prima. E uno studio condotto dalle università di Stanford e Berkeley, pubblicato proprio nel 2015 dalla rivista Nature, sostiene che ogni grado in più sul termometro significa un dannoall’economia per tre quarti dei Paesi del mondo.

Temperature progressivamente più elevate infatti produrranno la desertificazione e il crollo delle colture. Ma anche i mari, caldi come ai tropici, vedrebbero ridurre costantemente la quantità di pesci. Se il riscaldamento globale dovesse continuare con questo ritmo, nel XXI secolo il reddito medio scenderebbe del 23%, aumentando il divario tra i sempre più ricchi e i sempre più poveri.

Tra i potenziali rischi ai quali la specie umana va incontro, ci sono poi ovviamente da un lato le epidemie e dall’altro la resistenza agli antibiotici dei virus. Ma un altro fattore che ci può esporre all’estinzione è anche lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale– AI la sigla in inglese. Lo stesso Hawking è tra i firmatari di un appello- che riunisce 20mila tra eminenti scienziati ed esperti internazionali- allo scopo di fermare la realizzazione di armi che possono sparare senza controllo umano.

I ROBOT SARANNO SEMPRE PIÙ UMANI

I ROBOT SARANNO SEMPRE PIÙ UMANI

Uno dei promotori dell’iniziativa è il magnate e visionario Elon Musk, convinto sostenitore della necessità di un’etica anche per l’intelligenza artificiale. I robot del prossimo futuro avranno potenzialità oggi ancora inimmaginabili, inclusa la capacità di autoripararsi e di replicarsi all’infinito. Cosa potrebbe accadere se diventassero troppo perfetti, così superiori da non avere più bisogno di noi? “Non è facile immaginare quanto una AI del genere potrebbe essere utile alla società, ma è altrettanto difficile da comprendere quanto dannosa potrebbe diventare se fosse costruita o usata nel modo sbagliato”, ha affermato di recente Musk.

Ma non è finita. Oltre a carestie ed esaurimento delle risorse naturali, pandemie, catastrofi naturali e robot fuori controllo, l’umanità potrebbe dover fare i conti con un’altra evenienza che Stephen Hawking non ritiene affatto assurda: il primo contatto con una civiltà aliena. Immaginiamo che ciò accada proprio mentre stiamo fronteggiando una rivolta robotica o gli effetti devastanti del cambiamento climatico. Se i nostri visitatori fossero tipi aggressivi e avessero a che fare con una specie in crisi su un pianeta ancora abitabile, bè- dice il fisico inglese- non avremmo molte speranze di cavarcela.

I CAMBIAMENTI CLIMATICI POTREBBERO PROVOCARE LA NOSTRA ESTINZIONE

I CAMBIAMENTI CLIMATICI POTREBBERO PROVOCARE LA NOSTRA ESTINZIONE

Come lo scienziato ama ripetere in ogni occasione, meglio evitare incontri troppo ravvicinati con ET così evoluti da viaggiare per la galassia pur di raggiungerci. Faremmo la fine dei nativi americani di fronte ai Conquistatores. Nel suo nuovo video online (Stephen Hawking’s Favourite Places), il paragone cambia, ma il senso no: ”Sono sempre più convinto che non siamo soli”, afferma, “ma se gli Alieni ci stanno trovando, allora devono essere immensamente più potenti e per loro non possiamo essere più importanti di quanto non lo siano per noi i batteri”.

Ecco allora il piano b: cercare un altro pianeta sul quale vivere. Insomma, sognare in grande. Agli studenti che lo ascoltavano, infatti, Hawking ha voluto infondere anche un po’ di ottimismo, esortandoli a continuare la ricerca: “Siate curiosi, per quanto la vita possa sembrare difficile, c’è sempre qualcosa che si può fare ed ottenere. Non datevi mai per vinti.” E poi l’invito più pressante: “Ricordatevi di guardare in su, verso le stelle, e non in basso, sotto i vostri piedi”.

SABRINA PIERAGOSTINI

Fonte: www.extremamente.it

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