Scoperto un nuovo candidato per il pianeta nove : astronomi analizzano dati storici

Illustrazione artistica del Pianeta Nove nel Sistema Solare, con evidenziazione della distanza estrema (500-700 UA) e dei dati storici IRAS-AKARI utilizzati per la ricerca

Il Pianeta Nove , ipotetico nono pianeta del Sistema Solare, potrebbe aver lasciato un indizio inaspettato nei dati di quarant’anni fa. Un punto luminoso, individuato nei database di due survey a infrarosso (IRAS e AKARI), sembra combaciare con le previsioni sulla massa e la distanza di questo enigmatico corpo celeste. Se confermata, questa scoperta potrebbe spiegare misteri vecchi di decenni: perché gli oggetti della fascia di Kuiper seguono orbite strane? Perché nel nostro Sistema Solare mancano le cosiddette “super-Terre”, pianeti comuni negli altri sistemi stellari? A 500-700 unità astronomiche dal Sole (una distanza abissale), il Pianeta Nove sfugge alla vista non per colpa nostra, ma per la sua natura: così freddo e distante che non riflette quasi luce. Per trovarlo, servono strumenti tecnologici avanzati e un po’ di fortuna.

Il Pianeta Nove: tra indizi e sfide tecniche

Nel 2016, gli astronomi Mike Brown e Konstantin Batygin del Caltech hanno notato qualcosa di strano: sei oggetti transnettuniani, come Sedna e 2012 VP113, avevano orbite allineate in modo anomalo. “Come se qualcosa li stesse tirando con la gravità” , spiegavano. Le simulazioni suggerivano che un pianeta di 10 masse terrestri, a 600 UA, potrebbe spiegare il fenomeno con una probabilità del 99,6%. Ma c’è un problema: un oggetto così lontano non brilla nel cielo.

Per aggirare il limite, un team di ricercatori ha scavato nei dati del satellite IRAS (1983) e di AKARI (2006). L’idea? Se il Pianeta Nove esiste, dovrebbe muoversi lentamente nel cielo, lasciando una traccia termica rilevabile in infrarosso. Gli scienziati hanno usato algoritmi di machine learning per confrontare le immagini dei due satelliti, separati da 23 anni. Alla fine, tra 13 candidati iniziali, ne è rimasto uno solo: un punto che si spostava esattamente come previsto. “Non è una prova definitiva” , ammettono, “ma rappresenta un segnale degno di ulteriore attenzione.”

Perché guardare il cielo a infrarosso?

L’infrarosso è l’unico modo per vedere oggetti freddi e distanti come il Pianeta Nove . Mentre i telescopi ottici dipendono dalla luce riflessa, gli strumenti come IRAS e AKARI rilevano il calore emesso dai corpi celesti. IRAS , lanciato nel 1983, ha mappato il cielo in quattro bande di lunghezze d’onda, scoprendo galassie lontane e asteroidi. AKARI , invece, ha aggiunto dettagli grazie a una maggiore sensibilità.

Per il Pianeta Nove , però, serve un trucco: il cross-matching temporale . Un oggetto reale appare in posizioni diverse nel tempo, mentre un artefatto strumentale resta fisso. “È come cercare un ago in un pagliaio che cambia forma ogni vent’anni” , spiega un membro del team.

Il paradosso del pianeta Nove: troppo grande per essere vero?

Se il Pianeta Nove esiste, perché non l’abbiamo visto? La risposta sta nella sua distanza estrema. A 700 UA, riceve solo lo 0,2% della luce solare che arriva sulla Terra. Per rendersene conto, basta pensare che Nettuno (30 UA) è visibile con un piccolo telescopio, mentre il Pianeta Nove sarebbe 23 volte più lontano. Persino il James Webb Space Telescope , con la sua potenza, faticherebbe a individuarlo senza un’orbita precisa.

Alcuni scienziati, però, sospettano che il mistero sia meno affascinante: forse le anomalie orbitali sono solo un errore statistico. Uno studio del 2021 ha proposto che un disco di detriti ghiacciati, con massa totale pari a 10 volte quella terrestre, potrebbe spiegare le stesse deviazioni. “Non abbiamo bisogno di un pianeta fantasma” , dicono, “solo di un po’ di polvere.”

Esopianeti vs. Pianeta Nove: due mondi a confronto

Gli esopianeti vengono scoperti grazie a metodi come il transito (quando un pianeta oscura la luce della sua stella) o la velocità radiale (oscillazioni della stella causate dalla gravità). Nel Sistema Solare , però, questi trucchi non funzionano: solo Venere e Mercurio transitano davanti al Sole, e un oggetto a 700 UA non influenzerebbe mai Nettuno.

L’unica speranza? La rilevazione diretta, che cerca l’emissione termica. Ma qui entra in gioco il limite tecnologico: il Pianeta Nove sarebbe così freddo (20-30 K) da emettere pochissimo infrarosso. “È come cercare un lupo bianco in una tempesta di neve” , commenta uno scienziato.

Conclusione

La caccia al Pianeta Nove è una storia di intuizione, tecnologia e pazienza. I dati di IRAS e AKARI offrono un indizio, ma non una risposta. Per dimostrare la sua esistenza, serviranno strumenti più avanzati, come il Vera Rubin Observatory , e anni di osservazioni. Se esiste davvero, il Pianeta Nove non solo spiegherebbe anomalie astronomiche, ma ridisegnerebbe il nostro posto nell’universo. E se invece fosse solo un miraggio? Beh, allora il Sistema Solare resterà per sempre un po’ più misterioso.

Lo studio è disponibile per la lettura sul server di pre-print arXiv .

Redazione

Potresti leggere anche:

Seguici su Telegram Instagram Facebook | Pinterest | x