Quanto è estesa l’abilità del virus dell’aviaria di infettare i mammiferi, che sembra essere in aumento?

virus dell’aviaria, mammiferi

Il virus dell’aviaria, noto per la sua prevalenza tra gli uccelli, ha dimostrato una crescente capacità di infettare i mammiferi. Era presente nei bovini per un periodo prolungato, prima di trasmettersi ai gatti attraverso il latte non pastorizzato e infine raggiungere specie marine come i delfini tursiopi.

La presenza del virus dell’aviaria tra i bovini: un’indagine più approfondita

Il virus dell’aviaria ha mostrato una presenza prolungata tra i bovini. Questa presenza non è recente, ma risale a molti mesi fa. Il virus ha trovato una nuova via di trasmissione ai gatti attraverso il latte “crudo” infetto.

Un’analisi dettagliata dei dati sul sequenziamento genetico del virus H5N1 in 239 animali ha fornito ulteriori dettagli. Questa analisi ha rivelato che il virus dell’influenza aviaria ha fatto il salto dagli uccelli selvatici ai bovini negli USA con una singola introduzione. Questo evento è avvenuto già a dicembre 2023 o a gennaio 2024.

Questo dato è significativo perché indica che il virus circolava nelle mucche da allevamento alcuni mesi prima di quando la sua presenza è diventata ufficialmente riconosciuta. Questa scoperta sottolinea l’importanza di monitorare attentamente la diffusione del virus per prevenire ulteriori trasmissioni.

Diffusione Occulta del Virus

Il termine “tempo perso” implica che la presenza del patogeno negli allevamenti bovini potrebbe essere molto più estesa di quanto suggeriscono i dati ufficiali. Questi ultimi indicano la presenza dell’influenza aviaria in 34 mandrie di mucche da latte sparse in nove diversi Stati americani. Tuttavia, questa stima potrebbe non riflettere l’intera realtà.

Le tracce genetiche del virus, infatti, sono state rilevate nel 20% del latte vaccino venduto negli Stati Uniti. Questo dato suggerisce che la diffusione del virus potrebbe essere molto più ampia di quanto precedentemente stimato. In altre parole, il virus potrebbe essere già ben radicato negli allevamenti bovini, circolando silenziosamente e senza destare sospetti.

Questo scenario solleva preoccupazioni significative per la salute pubblica e la sicurezza alimentare, poiché il consumo di prodotti derivati dal latte potrebbe potenzialmente esporre un gran numero di persone al virus. Pertanto, è fondamentale intensificare gli sforzi per monitorare e controllare la diffusione del virus negli allevamenti bovini.

Gatti e delfini: nuovi ospiti del virus

In un articolo su Nature, i nuovi dati genetici mostrano anche passaggi occasionali “di ritorno” dai bovini infetti ai gatti e di nuovo agli uccelli, la prova che ci troviamo a fronteggiare la diffusione di un patogeno multi-ospite. In particolare  secondo uno studio da poco pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseases , il passaggio del virus dell’aviaria dai bovini ai gatti desta preoccupazione: a metà marzo, i gatti di una fattoria del Texas avrebbero contratto l’influenza aviaria probabilmente dopo aver consumato il latte crudo delle mucche di quell’allevamento, rimaste contagiate dal virus. Oltre alla triste sorte dei gatti, l’accaduto fa riflettere sul rischio della trasmissione dell’H5N1 da mammifero a mammifero e della sua circolazione all’interno di popolazioni di mammiferi. Evento che continua a verificarsi   in contesti lontani dall’uomo: infatti è  26 aprile la notizia del primo caso di delfino tursiope del Nord America (in Florida) infettato dall’aviaria.

Precauzioni Necessarie

In un contesto di vigilanza e incertezza, è fondamentale adottare precauzioni per chi lavora con i bovini negli Stati Uniti. Una di queste precauzioni è evitare il consumo di latte crudo. Questa pratica può essere pericolosa poiché può esporre le persone a una serie di potenziali batteri, oltre alla possibile presenza del virus dell’influenza aviaria.

Il latte crudo, infatti, non ha subito alcun processo di pastorizzazione che elimina i microrganismi potenzialmente dannosi. Pertanto, il consumo di latte crudo può aumentare il rischio di contrarre malattie trasmesse da alimenti, tra cui quelle causate da batteri come E. coli, Listeria e Salmonella.

Inoltre, la possibile presenza del virus dell’influenza aviaria nel latte crudo aggiunge un ulteriore livello di rischio. Anche se la trasmissione del virus attraverso il latte non è ancora stata confermata, è meglio adottare un approccio di precauzione fino a quando non si dispone di ulteriori informazioni.

Pertanto, è fortemente consigliato a chiunque lavori con i bovini negli Stati Uniti di evitare il consumo di latte crudo. Questa precauzione può contribuire a proteggere la salute di queste persone e a prevenire la possibile diffusione del virus dell’influenza aviaria.

Riflessioni Finali

La questione della diffusione del virus dell’influenza aviaria tra i mammiferi sta diventando sempre più preoccupante. Questo patogeno potenzialmente pericoloso rappresenta una minaccia significativa per la salute pubblica e la sicurezza alimentare.

È fondamentale che le autorità sanitarie e gli allevatori continuino a monitorare attentamente la situazione. Questo monitoraggio deve includere test regolari sugli animali negli allevamenti e sul latte e altri prodotti derivati. Solo così si può avere un quadro chiaro e aggiornato della diffusione del virus.

Parallelamente al monitoraggio, è altrettanto importante adottare misure preventive per limitare la diffusione del virus. Queste misure possono includere pratiche di igiene rigorose negli allevamenti, vaccinazioni degli animali, e l’educazione degli allevatori e dei lavoratori agricoli sui rischi associati al virus dell’influenza aviaria.

In conclusione, la lotta contro la diffusione del virus dell’influenza aviaria tra i mammiferi richiede un approccio combinato di monitoraggio, prevenzione e educazione. Solo attraverso questi sforzi congiunti si può sperare di limitare la diffusione di questo patogeno potenzialmente pericoloso.

Redazione

Foto di Pixabay: www.pexels.com

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