NASA Artemis ,Trump cambia i piani : ecco perché la prima donna non andrà sulla Luna

La NASA ha modificato i piani del programma Artemis, rinunciando a portare sulla Luna la prima donna e il primo astronauta di colore. Questa scelta è legata alle nuove direttive dell’amministrazione Trump, che hanno ridefinito le priorità delle agenzie federali eliminando i riferimenti a diversità, equità e inclusione. La mossa ha scatenato un acceso dibattito degli esperti di missioni spaziali, sollevando dubbi sul futuro delle missioni lunari e marziane.
Il programma Artemis e la svolta politica
Il programma Artemis mirava a riportare gli esseri umani sulla Luna oltre cinquant’anni dopo la missione Apollo. Tra i suoi obiettivi iniziali, la NASA aveva dichiarato l’intenzione di una maggiore inclusività, assicurando che la missione comprendesse la prima donna e il primo astronauta di colore. Con le nuove direttive governative, questa promessa è stata silenziosamente accantonata.
Artemis non era solo un programma di ritorno sulla Luna, ma puntava a sviluppare tecnologie avanzate per creare una base lunare sostenibile e preparare il terreno per future missioni su Marte. La selezione dell’equipaggio doveva rappresentare un passo avanti in termini di equità e diversità, dimostrando che le missioni spaziali sono un patrimonio dell’intera umanità. Ora, con la revisione della strategia comunicativa della NASA, si sollevano dubbi sul futuro dell’inclusione nelle missioni spaziali.
La rimozione delle dichiarazioni sulla diversità
Fino a pochi mesi fa, il sito ufficiale della NASA sottolineava l’intento di rendere Artemis un simbolo di progresso e rappresentanza. Il messaggio ufficiale affermava che l’agenzia avrebbe fatto atterrare sulla Luna “la prima donna, la prima persona di colore e il primo astronauta partner internazionale”. Oggi, questa dichiarazione è scomparsa, sostituita da un linguaggio più neutro e privo di riferimenti alla diversità.
Il portavoce della NASA, Allard Beutel, ha confermato che il cambiamento è avvenuto in conformità con le nuove direttive dell’amministrazione Trump: “In linea con l’ordine esecutivo del presidente, stiamo aggiornando il nostro linguaggio in merito ai piani per inviare un equipaggio sulla superficie lunare come parte della campagna Artemis.” Questa revisione ha generato polemiche, con molti che temono che un’agenzia spaziale meno inclusiva possa frenare il progresso sociale nell’ambito delle missioni spaziali.
L’influenza di Trump sulla NASA e le nuove priorità
Con l’insediamento di Trump, diverse agenzie federali hanno dovuto adeguarsi a una revisione delle politiche di diversità, equità e inclusione (DEI). Anche la NASA ha subito questa trasformazione, eliminando i riferimenti ai criteri di rappresentanza nella selezione dell’equipaggio. La nuova linea guida privilegia un approccio più tradizionale, basato esclusivamente su competenza e preparazione tecnica.
Questa decisione si inserisce in una strategia più ampia di ridimensionamento delle iniziative DEI, adottata dall’amministrazione Trump per ridurre il focus su diversità e inclusione all’interno delle istituzioni federali. Se da un lato alcuni esperti sostengono che la NASA debba concentrarsi solo su meriti tecnici e scientifici, dall’altro c’è chi teme che questo cambiamento possa compromettere il progresso sociale e l’inclusione nel settore spaziale.
Il futuro delle missioni lunari: cosa cambia davvero?
Nonostante le modifiche comunicative, la missione Artemis III resta confermata per il 2027, sebbene la composizione dell’equipaggio non sia ancora stata definita. Secondo alcuni analisti, l’assenza di riferimenti alla diversità non significa necessariamente che donne e persone di colore non verranno selezionate, ma indica un cambio di strategia nella comunicazione e nelle priorità del programma.
L’obiettivo della NASA rimane quello di esplorare la Luna per avanzare nella ricerca scientifica e prepararsi alle future missioni su Marte. Tuttavia, la rimozione delle dichiarazioni sulla diversità ha acceso il dibattito sul ruolo dell’inclusione nell’esplorazione spaziale.
Se inizialmente Artemis era stato presentato come un simbolo di progresso sociale, oggi appare più focalizzato sugli aspetti tecnici e operativi. Questo cambiamento potrebbe riflettersi anche sulle future missioni marziane, privilegiando criteri di selezione legati esclusivamente alle competenze.
Conclusione
La decisione della NASA di modificare la comunicazione del programma Artemis evidenzia l’influenza della politica sulle strategie dell’agenzia spaziale. Sebbene Artemis resti un progetto ambizioso, l’eliminazione degli impegni espliciti su diversità e inclusione segna un significativo cambiamento rispetto agli obiettivi iniziali. Resta da vedere se, con l’evoluzione delle missioni spaziali, la NASA tornerà a valorizzare la rappresentanza o se l’approccio tradizionale diventerà la norma.
Per saperne di più leggi l’articolo del Guardian.
Redazione
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