Scabbia in aumento in Italia: cosa sta accadendo e come difendersi dall’emergenza

Immagine di una mano con prurito e lesioni cutanee tipiche della scabbia, accanto a un acaro ingrandito e un flacone di farmaco. Illustra la situazione dell’aumento della scabbia in Italia tra il 2020 e il 2023, con riferimento alle cause e alle misure di prevenzione.

Negli ultimi anni, l’Italia è stata colpita da un aumento allarmante dei casi di scabbia, con un incremento del 750% tra il 2020 e il 2023, secondo i dati della Società Italiana di Dermatologia (SIDeMaST). Questa malattia, che sembrava appartenere al passato, sta tornando con una furia inaspettata, diventando un fenomeno di scabbia in aumento in Italia . Nonostante sembri una malattia dimenticata, oggi infesta case, ospedali e comunità, alimentata da fattori come la resistenza ai farmaci, la ripresa del turismo e condizioni di convivenza stretta, come in Residenze per Anziani (RSA). Comprendere i sintomi, il contagio e le misure da attivare è oggi un obbligo per chiunque voglia evitare di diventare una vittima di questa emergenza silenziosa.

La diffusione della scabbia in Italia: cause e conseguenze

Il fenomeno è inarrestabile. In Piemonte, nel 2023 sono stati segnalati oltre 2.000 casi, con un’incidenza che arriva a 47 casi ogni 100.000 abitanti – quasi il doppio del 2022. Ma la crisi non è solo numeri: Lazio e Emilia Romagna sono diventate le regioni più colpite, con focolai che si propagano come un virus invisibile. Che cosa sta accadendo? La risposta è complessa. Il lockdown imposto dalla pandemia ha costretto molte persone a convivere per mesi in strutture come le RSA , dove l’acaro Sarcoptes scabiei trova il terreno ideale per diffondersi. Poi c’è il turismo: gli spostamenti di massa, specialmente verso paesi tropicali, hanno accelerato l’importazione del parassita. Infine, la resistenza alla permetrina, il farmaco standard, che oggi funziona solo in parte. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), la scabbia è una delle malattie tropicali neglette che, grazie alla globalizzazione, stanno tornando in Europa con la forza di un ritorno di manovra.

Resistenza alla permetrina: una guerra tra scienza e adattamento naturale

La battaglia contro la scabbia è diventata un conflitto tra laboratori e natura. L’acaro Sarcoptes scabiei sta sviluppando resistenza alla permetrina, il farmaco che per decenni è stato la prima linea di difesa. Gli studi dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) hanno rivelato che in molti casi il trattamento non funziona più. La risposta? Cercare alternative. In alcuni Paesi, come il Regno Unito, l’ivermectina sta diventando una soluzione, ma non è una strada facile. “Non si può auto-prescrivere,” avverte un dermatologo. “L’errore più grave è credere di poter gestire la scabbia da soli: un trattamento sbagliato può trasformare una fastidiosa infezione in un incubo cronico.” E l’incubo è reale per gli over 80: tra il 2019 e il 2023, l’incidenza in questa fascia età è quadruplicata, con il 18% dei focolai legati a RSA .

Sintomi e trasmissione: il gioco mortale degli acari

Riconoscere la scabbia è come seguire la traccia di un criminale invisibile. Il prurito notturno è il primo indizio: un fastidio intenso, quasi insopportabile, che colpisce le mani (tra le dita, ai polsi), le ascelle, l’addome e le cosce. Ma non è solo un solletico: sulla pelle compaiono lesioni che sembrano piccole strade sotterranee, dove l’acaro si muove come un minaccioso esploratore. Se in famiglia o in un gruppo di amici più persone si grattano contemporaneamente, l’allarme è chiaro. Il contagio avviene per contatto diretto, come un abbraccio o un rapporto intimo, ma anche indiretto: un lenzuolo, un asciugamano o un vestito condiviso possono diventare veicoli di questa minaccia. In ambienti sovraffollati, come gli ospedali o le scuole, il rischio esplode, dove la distanza è un lusso difficile da mantenere.

RSA, scuole e uffici: luoghi dove il parassita trova il suo regno

Le Residenze per Anziani (RSA ) sono diventate il terreno ideale per l’acaro. “Immaginate: adulti fragili, spesso con patologie croniche, che convivono in spazi ristretti,” spiega un epidemiologo. “L’igiene perfetta è quasi impossibile, e così la scabbia trova il suo regno.” Ma non sono gli unici bersagli. Le scuole sono un fronte inaspettato: tra i 5 e i 18 anni, il 35% dei casi registrati in Piemonte nel 2023 è legato a bambini che, spesso asintomatici, portano il parassita a casa. Persino gli uffici sovraffollati, come i call center, sono diventati nuovi focolai. “Un solo contatto sbagliato e l’infezione si diffonde come un incendio,” aggiunge un dermatologo.

Combattere la diffusione della scabbia: una missione di squadra

Affrontare la scabbia è un gioco a squadre. La diagnosi inizia con un esame accurato: il dermatologo può prelevare un campione di pelle per cercare tracce dell’acaro. Se la permetrina non basta, l’ivermectina diventa la salvezza, ma solo in mani esperte. Poi c’è il “dopo”: lavare i vestiti a 60°C, isolare oggetti non lavabili per due settimane, disinfettare superfici con cloro. Ma il colpo decisivo è la prevenzione. “Igiene, igiene, igiene,” insiste un esperto. “Lavarsi le mani, non condividere asciugamani, e in RSA o ospedali, trattare tutti i residenti, anche quelli senza sintomi.” In Emilia Romagna, per esempio, questa strategia ha ridotto i focolai del 30% in due anni, dimostrando che l’azione collettiva è la chiave.

La prevenzione comunitaria: la chiave per vincere la battaglia

La guerra alla scabbia non è un’impresa individuale. Serve un piano coordinato. I medici devono segnalare i casi alle Autorità Sanitarie per attivare campagne informative. In ospedali e strutture collettive, la prevenzione preventiva è diventata una regola: un trattamento collettivo per interi reparti, se necessario. E per chi viaggia? Un controllo dermatologico dopo il ritorno da zone tropicali è diventato quasi obbligatorio. “Un esame in più vale più di mille farmaci,” sintetizza un epidemiologo, sottolineando che l’attenzione collettiva è l’unica difesa contro questa minaccia invisibile.

Conclusione

La scabbia non è più un fantasma del passato: è una minaccia concreta che colpisce anziani, bambini e adulti in modi diversi ma altrettanto drammatici. Da un farmaco che non funziona più alle strutture dove si diffonde, ogni dettaglio è importante. Gli studi dell’ISS e della SIDeMaST sono chiari: diagnosticare in fretta, agire in squadra e non sottovalutare l’igiene sono i pilastri per fermare l’emergenza. Non è solo una battaglia per i medici: è un appello a tutti noi per non far diventare questa storia un incubo collettivo. La scabbia non è un destino: è una sfida che possiamo vincere insieme.

Redazione

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