Farmaci per prolungare la vita potrebbero allungarla del 30%

Immaginate farmaci per prolungare la vita di quasi un terzo, non solo aggiungendo anni, ma rendendoli più salutari. Questa non è fantascienza: la ricerca su due farmaci già approvati per il cancro , la rapamicina e il trametinib, sta avvicinandoci a un futuro promettente. In esperimenti su topi, la loro combinazione ha esteso la longevità del 30%, riducendo malattie croniche e ritardando il cancro. Il risultato, pubblicato sulla Nature Aging , costituisce un passo fondamentale per l’antinvecchiamento . Se validati sugli esseri umani, questi farmaci potrebbero non solo aggiungere tempo, ma anche contrastare l’infiammazione e proteggere il cervello. Il segreto? Un attacco mirato alla via Ras/Insulina/TOR , un sistema cellulare che regola il metabolismo e la degenerazione. L’obiettivo finale? Trasformare questa scoperta in un trattamento accessibile, combattendo malattie come Alzheimer e tumori con un’unica strategia innovativa.
La coppia vincente: come due farmaci riscrivono le regole dell’invecchiamento
La collaborazione tra il Max Planck Institute for Biology of Ageing e l’UCL Institute of Healthy Ageing ha rivelato una coppia vincente: la rapamicina e il trametinib , due farmaci già noti per il cancro, ora protagonisti in un ruolo rivoluzionario. I topi trattati con questa coppia di farmaci hanno vissuto oltre il 30% in più, conservando muscoli tonici e cervelli attivi, quasi da animali giovani. La chiave è la via Ras/Insulina/TOR , un sistema cellulare che governa la crescita e la riparazione.
La rapamicina, già usata per prevenire rifiuti in trapianti, blocca un canale chiave di questa via, riducendo l’accumulo di danni alle cellule. Il trametinib, invece, blocca un gene coinvolto in tumori come il melanoma. Uniti, i due creano un effetto a moltiplicatore: la rapamicina calma il fuoco dell’invecchiamento, mentre il trametinib spegne le micce che potrebbero scatenare il cancro.
Un dettaglio sorprendente? I topi trattati avevano un sistema immunitario più reattivo, come se il loro corpo avesse ricevuto un “reset” antifatiga. Non è solo un record statistico, ma dimostra che la longevità può andare di pari passo con la salute.
La sinergia tra i farmaci: come due pezzi del puzzle creano magia
La vera sorpresa sta nella loro collaborazione. La rapamicina agisce sulla via TOR , come un freno per il metabolismo accelerato che logora le cellule. Il trametinib, invece, attacca la via Ras , un bersaglio classico per i tumori. Uniti, i due farmaci modificano l’espressione di oltre mille geni, inducendo un reset cellulare che contrasta l’ossidativo e l’invecchiamento.
Ma il colpo di genio è l’azione sull’infiammazione cronica , un nemico silenzioso di malattie come l’Alzheimer. I topi trattati avevano livelli di citochine pro-infiammatorie ridotti del 40% rispetto al gruppo di controllo, con un cervello simile a quello di animali venti mesi più giovani. È come se i farmaci avessero spento un incendio che, altrimenti, avrebbe distrutto neuroni e tessuti.
Il professor Grönke del Max Planck Institute ha definito questa sinergia “un colpo da maestro”, che potrebbe diventare un pilastro per trattamenti futuri. Ma per farlo, serve un passo cruciale: renderlo sicuro per gli esseri umani.
Dalle prove animali al futuro clinico: sfide e speranze
Sebbene i risultati su topi siano entusiasmanti, trasformarli in un farmaco per l’uomo è un percorso di bilancia sottile. La rapamicina, per esempio, non è solo un alleato: può causare polmoniti o infezioni gravi, mentre il trametinib provoca stanchezza e problemi digestivi. “È come camminare su un filo”, spiega Grönke. “Dobbiamo trovare dosi che siano efficaci ma non dannose”.
Un’arma a loro favore? Entrambi i farmaci sono già approvati per il cancro, cosa che semplifica i test clinici. Ma la differenza fisiologica tra specie è un ostacolo. Un aumento del 30% della vita nei topi potrebbe corrispondere a 10-15 anni in umani… se i meccanismi sono analoghi. “Non è una promessa certa”, precisa la professoressa Partridge, “ma il potenziale è lì”.
La via Ras/Insulina/TOR: il cuore pulsante dell’invecchiamento
Questa via è come un semaforo cellulare. Quando è verde, la crescita e la divisione cellulare vanno a tutto gas, ma con il tempo diventa giallo, accumulando danni che portano al cancro o all’infiammazione. La rapamicina e il trametinib agiscono come pedoni: uno ferma il traffico sulla via TOR , l’altro blocca la Ras, creando un “doppio blocco” che riduce l’ossidativo e protegge i mitocondri.
Un esempio lampante: i topi trattati svilupparono tumori solo dopo 18 mesi, rispetto ai 12 del gruppo controllo. È come se i farmaci avessero imposto una pausa obbligatoria ai processi degenerativi. Ora, gli scienziati esplorano se questa strategia funzioni per genotipi specifici, come una chiave che adatta la dose al singolo.
Conclusione :
La ricerca sulla rapamicina e il trametinib è come un ponte tra scienza e speranza. Se i test clinici confermeranno i risultati, questi farmaci per prolungare la vita potrebbero diventare strumenti chiave per combattere malattie croniche e ridurre l’incidenza del cancro. L’obiettivo finale? Un futuro dove gli anziani non solo vivano più a lungo, ma abbiano anche un corpo e una mente da giovani. Il viaggio è lungo, ma ogni passo verso la comprensione della via Ras/Insulina/TOR ci avvicina a un sogno che, un tempo, sembrava solo un’utopia.
Redazione
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