Batterio spaziale Niallia tiangongensis: isolato sulla Stazione Tiangong, ecco le sue caratteristiche uniche

Rappresentazione artistica del batterio spaziale Niallia tiangongensis isolato nella Stazione Spaziale Tiangong, con dettaglio delle sue capacità di formare biofilm e resistere alle radiazioni. Credit: Shujianyang, Wikimedia Commons

Il batterio spaziale Niallia tiangongensis , isolato per la prima volta nella Stazione Spaziale Cinese Tiangong nel 2023, rappresenta una scoperta rivoluzionaria per la microbiologia spaziale. Questo nuovo ceppo, legato al terrestre Niallia Circulans , potrebbe rivelare i meccanismi di adattamento microbico alle condizioni estreme dell’ambiente extraterrestre. La sua capacità di formare biofilm , resistere alle radiazioni cosmiche e utilizzare la gelatina come fonte di nutrimento solleva interrogativi sulla sua origine (evoluzione nello spazio o arrivo da spore) e sui rischi per la salute umana. Studi pubblicati sull’International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology suggeriscono che il batterio spaziale Niallia tiangongensis potrebbe influenzare la progettazione futura delle stazioni orbitali e la gestione della contaminazione biologica durante le missioni interplanetarie.

La scoperta del batterio spaziale Niallia tiangongensis sulla Stazione Tiangong  

All’interno della Stazione Spaziale Cinese Tiangong , un team internazionale di scienziati ha isolato un microrganismo mai identificato prima: il batterio spaziale Niallia tiangongensis . La scoperta è avvenuta nel maggio 2023 grazie ai tamponi ambientali effettuati dagli astronauti della missione Shenzhou-15 , che ha visto coinvolti esperti del programma China Space Station Habitation Area Microbiome Programme . L’obiettivo principale di questa iniziativa è tracciare un profilo completo dei microrganismi presenti nelle stazioni orbitali, un aspetto cruciale per garantire la sicurezza degli equipaggi e preservare l’integrità strutturale delle basi spaziali.

Questo nuovo microrganismo , appartenente al genere di batteri Gram-positivi Niallia , presenta una parentela con il ceppo terrestre Niallia Circulans , associato a infezioni umane. Tuttavia, le differenze genomiche e l’ambiente estremo in cui è stato trovato suggeriscono un processo di adattamento unico. Analisi genetiche avanzate hanno rivelato tratti distintivi che lo rendono un modello per studiare la sopravvivenza biologica oltre l’atmosfera terrestre.

Uno studio pubblicato sull’International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology sottolinea l’importanza di comprendere come i microrganismi si evolvano in assenza di gravità. Fattori come le radiazioni cosmiche e la carenza di nutrienti tradizionali potrebbero aver plasmato il ceppo spaziale , trasformandolo in un candidato chiave per esplorare i limiti della vita extraterrestre.

Origine e implicazioni scientifiche del batterio spaziale Niallia tiangongensis  

La domanda che tutti si pongono: è nato nello spazio o è arrivato da noi? I ricercatori dello Shenzhou Space Biotechnology Group stanno analizzando il genoma del nuovo microrganismo per capire se mutazioni legate all’ambiente spaziale ne abbiano plasmato le caratteristiche. Una risposta definitiva potrebbe confermare se i microrganismi possono evolversi rapidamente in condizioni extraterrestri, con implicazioni per la panspermia (l’ipotesi che la vita viaggi tra i pianeti) e la biocontaminazione durante le missioni su Marte.

C’è un altro dubbio: quanto è pericoloso? Il parente terrestre Niallia Circulans è noto per causare infezioni, ma non sappiamo ancora se il ceppo spaziale abbia lo stesso potenziale patogeno. Con geni legati alla formazione di biofilm e alla riparazione del DNA danneggiato da radiazioni , potrebbe rappresentare un rischio per gli astronauti, soprattutto in missioni di lunga durata dove l’immunità è fragile.

Caratteristiche genetiche e sopravvivenza del batterio spaziale Niallia tiangongensis  

Analizzando il DNA del nuovo microrganismo , i ricercatori hanno scoperto meccanismi genetici inediti. Per esempio, sa usare la gelatina – una proteina complessa – come fonte di carbonio e azoto. Un’abilità insolita, che potrebbe permettergli di sopravvivere nutrendosi di materiali organici residui nelle stazioni spaziali. Il segreto risiede in enzimi capaci di degradare proteine complesse, trasformandole in fonti nutritive utilizzabili.

Un altro asso nella manica è la formazione di biofilm , vere e proprie fortezze microbiche protette da una matrice biopolimerica. Questa struttura agisce come uno scudo contro le radiazioni ionizzanti , lo stress ossidativo e la carenza d’acqua, fattori comuni nello spazio. Inoltre, geni legati alla riparazione del DNA danneggiato da radiazioni cosmiche indicano meccanismi di autoreparazione estremamente efficienti.

Per gli scienziati, il batterio spaziale Niallia tiangongensis è un laboratorio vivente. Studiarlo potrebbe rivelare come la vita si adatta a condizioni estreme e ispirare applicazioni biotecnologiche, come schermature biologiche per proteggere gli astronauti.

Applicazioni pratiche e sfide future 

Le scoperte sul nuovo microrganismo aprono scenari affascinanti ma anche preoccupanti. Dal punto di vista biotecnologico, i suoi geni potrebbero essere utilizzati per creare microrganismi ingegnerizzati in grado di degradare rifiuti spaziali o produrre materiali resistenti alle radiazioni cosmiche . Tuttavia, la sua capacità di formare biofilm resilienti pone problemi di decontaminazione: questi aggregati sono difficili da eliminare con i metodi tradizionali e possono danneggiare circuiti elettronici o sistemi di supporto vitale.

Per le missioni future, il ceppo spaziale rappresenta una dualità tra opportunità e rischio. Da un lato, è un alleato per progettare habitat lunari o marziani; dall’altro, richiede protocolli di sterilizzazione rigorosi per evitare la contaminazione biologica di altri corpi celesti.

Conclusione

Il batterio spaziale Niallia tiangongensis non è solo una curiosità: è uno specchio delle potenzialità e dei pericoli della vita al di fuori della Terra. La sua scoperta sulla Stazione Tiangong , una scoperta che potrebbe riscrivere i limiti della biologia, pone domande cruciali per l’esplorazione spaziale. Ora tocca agli scienziati trasformare questa scoperta in strumenti concreti per la scienza e la tecnologia spaziale, affrontando sfide pratiche che nessuno aveva previsto.

Redazione

 

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