Caccia alle Balenottere Minori in Islanda: La Captain Paul Watson Foundation Denuncia la Strage di 217 Esemplari

La Caccia alle Balenottere Minori in Islanda: Una Strage Denunciata dalla Captain Paul Watson Foundation

Eccola che torna, la caccia alle balenottere minori in Islanda , con un piano che sa di déjà vu: 217 balenottere minori nel mirino di Tjaldtangi ehf. La Captain Paul Watson Foundation non ci sta e alza la voce, accusando l’Islanda di ignorare palesemente la moratoria IWC . Dietro questa decisione c’è Gunnar Torfason, che parla di tradizione e profitto, ma il prezzo da pagare rischia di essere alto. Per le balene, certo, ma anche per il Paese, che rischia di diventare simbolo di sfruttamento invece che paradiso ecologico. La proposta? Un santuario per le balene nell’Atlantico settentrionale , un passo che potrebbe riscattare la reputazione dell’Islanda.

Caccia alle balenottere minori in Islanda e violazione della moratoria IWC

La scelta di Tjaldtangi ehf. di riprendere la caccia alle balenottere minori in Islanda rappresenta una violazione diretta della moratoria IWC del 1986 , un accordo internazionale che l’Islanda ignora quando le fa comodo. La motivazione? Tradizione e presunta necessità economica, ma i conti non tornano. La Captain Paul Watson Foundation lo ribadisce: questa non è solo una violazione legale, ma un colpo alla credibilità dell’Islanda come nazione green.

Tjaldtangi ehf. non è un’azienda qualunque: è profondamente legata al settore della pesca industriale. Gunnar Torfason, il volto noto di questa operazione, sostiene che cacciare balene sia “un diritto radicato nella tradizione” per le comunità costiere. Peccato che i dati lo smentiscano. Il whale watching, per esempio, genera oltre 20 milioni di dollari l’anno in Islanda , contro i miseri 2,5 della carne di balena. Eppure, il governo continua a finanziare la caccia alle balenottere minori , mentre il turismo sostenibile arranca.

L’IWC non ci va giù leggera: ha definito l’azione islandese “un insulto al mondo intero”. E l’Unione Europea? Pur non appartenendo all’IWC, ha minacciato di bloccare le esportazioni di pesce islandese se la strage di balenottere continuerà. Un ultimatum che l’Islanda sembra ignorare, almeno per ora.

Perché l’Islanda ignora la comunità globale sulla caccia alle balenottere minori?

La storia tra Islanda e balene è complicata. Dopo averla sospesa nel 2009, la caccia alle balenottere minori è tornata nel 2013 grazie a un escamotage per aggirare l’accordo IWC. Dietro questa scelta ci sono pressioni delle lobby della pesca, convinte che le balene siano concorrenti per le risorse marine. Ma gli studi smentiscono: le balenottere minori non svuotano gli oceani di pesci, anzi, attirano turisti.

Un report del 2023 dell’Università di Reykjavik rivela che il 78% dei turisti rifiuta di finanziare attività di caccia , preferendo tour eco-friendly. E non è solo un problema di immagine: tra i giovani islandesi tra i 18 e i 35 anni, il 62% considera la caccia alle balene una pratica superata . L’immobilismo del governo appare sempre più stonato, quasi un controsenso per un Paese tanto legato al turismo naturale.

Impatto della caccia alle balenottere minori sull’Ecosistema marino

Le balenottere minori non sono solo creature straordinarie: sono ingranaggi vitali del mare. Ecco perché la loro scomparsa potrebbe accelerare il degrado degli oceani, già alle prese con il climate change. La Captain Paul Watson Foundation lo ripete da anni: salvare le balene significa proteggere l’intero ecosistema.

Queste creature agiscono come pompe biologiche , trasportando nutrienti dalle profondità alla superficie. Senza di loro, il fitoplancton – responsabile del 50% dell’ossigeno che respiriamo – fatica a sopravvivere. E c’è di più: ogni balena assorbe 33 tonnellate di CO₂ nel corso della sua vita . Al momento della morte, ne rilascia 17, contro le 160.000 emesse annualmente da un’auto media. Ucciderle non è solo crudele: è un boomerang per il clima.

Non basta: le balenottere minori vivono in comunità complesse , comunicano con suoni articolati e formano legami duraturi. Secondo l’IUCN, le popolazioni sono calate del 30% negli ultimi 50 anni, classificandole come “specie quasi minacciata”. La caccia alle balenottere minori , insieme al riscaldamento globale, ne accelera la scomparsa.

Whale Watching vs. Caccia alle balenottere minori: confronto economico

 

C’è un’alternativa economica solida: il whale watching. Secondo l’IFAW, genera 1,8 miliardi di dollari l’anno a livello globale , con 13.000 posti di lavoro. In Islanda, attira oltre 300.000 visitatori , un flusso di denaro che potrebbe sostituire la caccia commerciale alle balene senza sacrifici. Casi di successo? La Nuova Zelanda, che ha eliminato la caccia nel 1978, oggi genera 140 milioni di dollari annui grazie alle balene . L’Australia, con i suoi santuari, ne attira 12 milioni e protegge specie a rischio.

Eppure, l’Islanda continua a finanziare la caccia alle balenottere minori , mentre il turismo ecologico fatica a decollare. La Captain Paul Watson Foundation non si arrende: chiede di trasformare la baia di Ísafjarðardjúp in un rifugio per le balenottere, un progetto che potrebbe unire conservazione e crescita economica.

Conclusione :

La caccia alle balenottere minori in Islanda non è solo un crimine ambientale: è una scelta miope per un Paese che potrebbe diventare un modello di sostenibilità. La Captain Paul Watson Foundation , insieme ai cittadini e alle associazioni locali, lancia un appello inequivocabile: basta con la strage di 217 balenottere . La via da seguire è una sola: istituire un santuario per le balene nell’Atlantico settentrionale e lasciare che gli oceani respirino. Ecco il bivio: salvare le balenottere minori o consegnare l’Islanda all’immagine di un Paese distruttivo. La scelta spetta a tutti, ma soprattutto alle autorità islandesi.

Redazione

Immagine anteprima:@Dagur Brynjólfsson, via Wikimedia Commons

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