Perché non esiste un ponte tra Europa e Africa sullo stretto di Gibilterra

Rappresentazione grafica dell'ipotetico ponte tra Europa e Africa sullo stretto di Gibilterra

Solo 14 chilometri separano la Spagna dal Marocco, eppure nessun ponte tra Europa e Africa . L’idea, tanto affascinante quanto ambiziosa, è stata discussa più volte nel corso dei decenni, ma è sempre rimasta allo stato di progetto. Un collegamento fisico tra Europa e Africa sembrerebbe logico, quasi naturale. Ma allora, perché il ponte sullo stretto di Gibilterra non è mai stato costruito? Le risposte si nascondono nei fondali oceanici, nelle correnti impetuose, nei rischi sismici e nei costi esorbitanti. In questo approfondimento entriamo nel cuore di queste problematiche, cercando di capire perché questa visione epocale continui a scontrarsi con la realtà. E vedremo anche quali sono le alternative studiate nel tempo.

I limiti tecnici e geologici di un ponte tra Spagna e Marocco

Costruire un ponte tra Europa e Africa nel tratto di mare che li separa è un’idea che accende la fantasia, ma si scontra con un ambiente ostile. Il tratto che unisce le due coste è breve, sì, ma nasconde una delle sfide ingegneristiche più ardue mai ipotizzate. Il fondale marino dello stretto, in alcuni punti, raggiunge quasi 900 metri di profondità: un abisso impossibile da colmare con semplici piloni. Sarebbe come cercare di piantare fondamenta in un canyon sottomarino in perenne movimento.

A differenza dello Stretto di Messina, dove i fondali sono più gestibili, qui si tratta di affrontare un mare vivo, che spinge, ruota e vibra. Le correnti marine sono tra le più intense del pianeta, generate dall’incontro tra l’oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo. Un viadotto sospeso in quest’area verrebbe scosso e deformato di continuo.

Ma non è solo una questione di acqua: proprio sotto il canale scorre la faglia tra la placca africana e quella eurasiatica, responsabile di frequenti scosse di terremoto. Una costruzione in questa zona dovrebbe resistere a pressioni sottomarine, scosse telluriche e instabilità geologica: condizioni che nessuna opera esistente ha mai affrontato tutte insieme.

Un territorio instabile e un mare che non perdona

Chi immagina un ponte tra Spagna e Marocco, spesso non ha piena consapevolezza delle caratteristiche del territorio. Il Gibilterra, infatti, è molto più di uno stretto: è un punto di tensione geologica globale, dove le forze della natura non danno tregua. Le due placche tettoniche principali della regione si toccano proprio qui. I terremoti, anche se di media intensità, sono continui. Col tempo, consumerebbero qualsiasi struttura artificiale.

A rendere il tutto ancora più difficile è la dinamica delle acque. Le correnti atlantiche si incanalano nel bacino mediterraneo, generando flussi rapidi, instabili e irregolari. Nessun ponte esistente ha mai dovuto affrontare qualcosa di simile. Né le strutture sospese, né quelle sommerse offrono soluzioni definitive. Le tecnologie oggi a disposizione non sono pronte per una sfida del genere.

È stato ipotizzato un sistema ibrido, una sorta di viadotto a tratti sommerso, ma l’investimento economico richiesto supererebbe ogni previsione. E, anche ammesso che venisse realizzato, l’efficienza strutturale resterebbe dubbia.

Impatto ambientale e ostacoli economici: perché il progetto è stato accantonato

Anche se le difficoltà tecniche fossero risolvibili, rimarrebbe da affrontare un’altra questione fondamentale: l’ambiente. Lo stretto di Gibilterra è una rotta migratoria per numerose specie marine. Cetacei, tartarughe e banchi di pesci attraversano costantemente queste acque. Intervenire con lavori imponenti sul fondale significherebbe alterare un ecosistema già fragile.

Inoltre, l’area è un crocevia commerciale tra i più trafficati al mondo. Migliaia di navi passano ogni giorno tra i due continenti. Una struttura fissa andrebbe a modificare profondamente le rotte navali, influenzando la logistica globale.

C’è poi il tema, inevitabile, dei costi. Un ponte del genere richiederebbe investimenti di decine di miliardi di euro e tempi di realizzazione che potrebbero superare i vent’anni. Di fronte a tali cifre, i governi coinvolti hanno spesso abbandonato l’idea, preferendo ipotesi meno invasive. La più concreta? Un tunnel ferroviario.

L’ipotesi del tunnel sottomarino: una soluzione più realistica?

Nel corso del tempo, Spagna e Marocco hanno valutato l’ipotesi di un tunnel sottomarino ferroviario. L’idea circola dagli anni ’80 ed è tornata d’attualità nel 2024, con la riapertura di un tavolo tecnico. A differenza del ponte, un tunnel consentirebbe di limitare l’esposizione a correnti e terremoti, scavando nel sottosuolo marino.

Ma anche questa opzione è tutt’altro che semplice. A differenza del tunnel sotto la Manica, che tocca al massimo 174 metri di profondità, qui si parla di quasi un chilometro. Inoltre, il fondale non è uniforme, ma composto da strati sabbiosi e instabili. Le tecnologie attuali permetterebbero di iniziare uno scavo, ma non offrono garanzie su lunga scala. I rischi sono elevati, e le certezze poche.

Ciò nonostante, il tunnel resta la proposta più discussa, anche perché avrebbe minore impatto ambientale e potrebbe essere integrato con la rete ferroviaria ad alta velocità. Ma al momento, tutto è fermo allo stadio progettuale. Nessun cantiere è stato aperto.

Conclusione

L’idea di costruire un ponte tra Europa e Africa per collegare i due continenti con un’infrastruttura ambiziosa è senza dubbio affascinante. Ma il tratto di mare che li separa è tutt’altro che docile. Le sue profondità estreme, la complessità geologica, le correnti oceaniche instabili e il fragile ecosistema marino rendono difficile immaginare la realizzazione concreta di un ponte. Anche le alternative, come il tunnel sottomarino, presentano ostacoli notevoli.

Per ora, il sogno resta tale. Le famose “Colonne d’Ercole” continuano a segnare una linea invisibile ma potente tra due mondi. Un confine che, forse, non verrà attraversato con l’acciaio, ma con la cooperazione, la ricerca scientifica e la tutela dell’ambiente. Fino a quel giorno, il ponte tra i continenti resterà una suggestione, affascinante quanto irrealizzabile.

Redazione

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