Scoperta shock in Sudafrica: dipingevano animali estinti 260 milioni di anni fa

animali estinti

Una scoperta straordinaria in Sudafrica ha il potenziale di rivoluzionare la paleontologia. Secondo una ricerca condotta dal biologo evoluzionista Julien Benoit, l’arte rupestre delle popolazioni indigene potrebbe rappresentare animali estinti di 260 milioni di anni fa, molto prima che i fossili di queste creature fossero descritti dagli archeologi occidentali.

Arte rupestre e paleontologia indigena

dipinti rupestri di La Belle France, situati nella provincia del Free State, potrebbero rappresentare una forma trascurata di paleontologia indigena. Questi dipinti, realizzati quasi due secoli fa, mostrano dettagli che suggeriscono una conoscenza avanzata della fauna preistorica. In particolare, la rappresentazione di un animale con zanne potrebbe essere la ricostruzione di una bestia che un tempo viveva nella regione, più di 260 milioni di anni fa.

Questa scoperta è significativa perché l’arte rupestre indigena potrebbe fornire informazioni preziose su specie estinte che non sono state ancora descritte dalla scienza moderna. Gli artisti indigeni, attraverso le loro opere, potrebbero aver documentato creature che oggi conosciamo solo attraverso i fossili. Questo suggerisce che le popolazioni indigene avevano una comprensione dettagliata della fauna che abitava il loro territorio molto prima che gli archeologi occidentali iniziassero a studiarla.

Inoltre, la precisione con cui questi animali sono stati raffigurati indica che gli artisti avevano accesso a informazioni dettagliate, probabilmente attraverso l’osservazione diretta dei fossili. Questo apre nuove prospettive sulla paleontologia indigena e sul modo in cui le culture antiche interpretavano e documentavano il mondo naturale.

Un’illustrazione dell’arte rupestre nel nuovo studio (in alto) e una replica di un animale simile a un dicinodonte (in basso). Credito immagine: Julien Benoit( CC-BY 4.0 )  /Adwo/Shutterstock.com

Il “Serpente Cornuto” e il dicinodonte

L’animale, soprannominato “Serpente Cornuto” per via del pannello roccioso su cui è raffigurato, assomiglierebbe a un dicinodonte, un antenato dei mammiferi odierni. I fossili di questi animali sono abbondanti nel bacino del Karoo. Secondo Benoit, il dipinto rupestre, realizzato dal popolo ǀXam-ka ǃʼē, suggerisce l’esistenza di un “geomito”, una tradizione orale o scritta utilizzata per spiegare eventi e fenomeni geologici.

Il dicinodonte era un animale erbivoro con zanne prominenti, che viveva durante il periodo Permiano. La rappresentazione del Serpente Cornuto mostra dettagli che coincidono con le caratteristiche dei dicinodonti, come la curvatura della spina dorsale e la posizione delle zanne. Questo suggerisce che gli artisti indigeni avessero una conoscenza dettagliata di questi animali, probabilmente derivata dall’osservazione diretta dei fossili.

Inoltre, la precisione con cui il Serpente Cornuto è stato raffigurato indica che il popolo ǀXam-ka ǃʼē aveva una comprensione avanzata della fauna preistorica. Questo dipinto potrebbe rappresentare una delle prime forme di documentazione paleontologica, molto prima che la scienza occidentale iniziasse a studiare questi fossili. La scoperta di Benoit apre nuove prospettive sulla paleontologia indigena e sul modo in cui le culture antiche interpretavano e documentavano il mondo naturale.

La scoperta prima della scienza occidentale

Il dipinto sarebbe stato realizzato almeno dieci anni prima della scoperta e della denominazione scientifica occidentale del primo dicinodonte da parte di Richard Owen nel 1845. Le prove archeologiche suggeriscono che gli antenati delle culture indigene dell’Africa meridionale abbiano trovato e trasportato fossili su grandi distanze. Questi fossili, probabilmente, erano considerati oggetti di grande importanza e venivano utilizzati in vari contesti culturali e rituali. La scoperta di questi fossili da parte delle popolazioni indigene dimostra una conoscenza avanzata della geologia e della paleontologia, molto prima che la scienza occidentale riconoscesse l’esistenza di queste creature preistoriche. Inoltre, il trasporto di questi fossili su lunghe distanze indica una rete di comunicazione e scambio tra diverse tribù e comunità.

Un patrimonio paleontologico e geomitologico

Benoit e altri colleghi avevano già ipotizzato l’esistenza di un ricco patrimonio paleontologico e geomitologico indigeno non occidentale nell’Africa meridionale. Il dipinto di un animale con le zanne nel Karoo rappresenta il primo esempio concreto di questa teoria. Le zanne rivolte verso il basso nel pannello del Serpente Cornuto puntano nella stessa direzione delle zanne dei dicinodonti, al contrario di elefanti e facoceri. Questo suggerisce che le popolazioni indigene avessero una conoscenza dettagliata di queste creature preistoriche. Inoltre, il dipinto indica che queste popolazioni attribuivano un significato culturale e mitologico ai fossili che trovavano. La scoperta di tali dipinti e manufatti dimostra che le culture indigene avevano una comprensione avanzata della paleontologia e della geologia, molto prima che la scienza occidentale riconoscesse l’esistenza di queste creature.

Conclusione

Le affermazioni di Benoit susciteranno sicuramente un acceso dibattito sulla possibilità che le culture antiche interpretassero i fossili come animali intatti. Tuttavia, come sottolinea lui stesso, l’interpretazione spirituale e paleontologica di questo dipinto non si escludono a vicenda, aprendo nuovi orizzonti sulla conoscenza paleontologica delle popolazioni indigene dell’Africa meridionale.Lo studio è pubblicato sulla rivista PLOS ONE .

Redazione

Foto anteprima: Dipinto di un animale sfuggente con le zanne rivolte verso il basso, creato dai San nei primi anni del 1800.  Credito immagine: Julien Benoit ( CC-BY 4.0 )

 

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