L’insetto più raro del mondo riappare in uno zoo 80 anni dopo essere dichiarato estinto

Sapete qual è l’insetto più raro al mondo? L’aragosta degli alberi (Dryococelus australis), che vive nelle Isole Lord Howe, un arcipelago vulcanico nel Mar di Tasmania tra l’Australia e la Nuova Zelanda. Per darvi un’idea della sua rarità, l’animale fu considerato estinto per circa 80 anni fino alla sua ricomparsa nel 2001. L’insetto è ora presente allo zoo di San Diego negli Stati Uniti. Per più di un decennio, il team di entomologia della San Diego Zoo Wildlife Alliance ha collaborato con lo zoo australiano di Melbourne per mantenere in vita le popolazioni di questo insetto in grave pericolo di estinzione. Il programma di allevamento delle aragoste allo zoo di San Diego fa parte di uno sforzo congiunto volto alla conservazione del rarissimo insetto. Dopo la “riscoperta”, due coppie furono portate per la riproduzione (una allo zoo di Melbourne, che mantenne con successo la specie in cure gestite) e l’altra allo zoo di San Diego.

Oltre ad essere considerato l’insetto più raro al mondo, l’animale non è in grado di volare, è notturno e da adulto può raggiungere i 15 centimetri di lunghezza. “Avvicinare i nostri visitatori a questa specie rara e iconica è un ottimo modo per aumentare la consapevolezza degli animali meno conosciuti. Attraverso attività come l’impollinazione, la decomposizione, la predazione o semplicemente l’essere mangiati dagli altri animali, gli invertebrati rendono possibile la vita a tutti noi,” ha detto in una nota l’entologa dello zoo di San Diego, Paige Howorth. “La specie un tempo era un grande convertitore di materia vegetale e ha svolto un ruolo importante nell’ecologia dell’isola come ingegnere dell’ecosistema, aumentandone la ricchezza e accelerando il riciclaggio dei nutrienti”, sottolinea l’ecologo del governo australiano, Nicholas Carlile. Gli zoo sperano che le loro popolazioni, ora fiorenti, vengano utilizzate per ristabilire l’insetto più raro del mondo sulla sua isola natale.

Angelo Petrone

Fonte: www.scienzenotizie.it

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