Cosa possiamo fare quando aspettiamo che qualcuno ci risponda in chat
In media si perdono 10-15 minuti al giorno aspettando la risposta a un messaggio. Una app del Mit propone un passatempo
Ogni giorno perdiamo ore chattando e curiosando sui social media, ma ormai è difficile farne a meno. Potremmo però sfruttare meglio almeno il tempo che trascorriamo sulle chat intenti a non fare assolutamente nulla. Un esempio? Le lunghe pause che passiamo ad attendere una risposta dal nostro interlocutore. Potrà sembrare una sciocchezza, ma in media una persona trascorre in questo modo dai 10 ai 15 minuti ogni giorno. Tempo sprecato, che un team di ricercatori dell’Mit di Boston ha deciso di mettere a frutto, grazie a una speciale app che aiuta gli utenti a migliorare la conoscenza di una lingua straniera durante i tempi morti dei programmi di instant messaging.
La app, presentata durante la conferenza annuale della Association of Computing Machinery’s Computer Human Interaction, si chiama WaitChatter, e per ora funziona solamente sul programma di chat di Google. Si tratta di un’estensione che riconosce automaticamente i momenti in cui sulla chat non sta avvenendo nulla, e li sfrutta per proporre all’utente dei quiz sul significato di alcune parole della lingua che si vuole imparare, che possono essere pescate a caso dal vocabolario, o tarate sugli argomenti di cui si sta conversando.
L’algoritmo sviluppato dai ricercatori del Mit è inoltre in grado di organizzare l’ordine delle domande dinamicamente, in modo che le parole con cui si hanno più difficoltà vengano riproposte con maggiore frequenza. Un piccolo studio svolto dagli autori ha dimostrato che in questo modo è possibile imparare in media circa quattro nuove parole al giorno, lungo un periodo di due settimane.
“Vista la quantità di tempo che viene sprecata durante le attese, volevamo esplorare nuovi modi per trasformare questi momenti in opportunità di apprendimento”, racconta Carrie Cai, ricercatrice dell’Mit che ha partecipato allo sviluppo di WaitChatter. “Il nostro approccio integrato, che abbiamo definito Wait Learning (o apprendimento durante le attese, ndr.) è percepito dagli utenti come molto meno intrusivo o impegnativo rispetto all’utilizzo di app educative separate dalla chat”.
Lo studio dell’Mit rientra infatti in un campo di ricerca che è stato definito “micro-learnign”, e che negli scorsi anni ha già prodotto programmi di apprendimento come Duolingo o Babbel, da cui si differenzia però perché consente agli utenti di sfruttare momenti della giornata che normalmente andrebbero sprecati.
“Chi vuole imparare una nuova lingua spesso prova app come Duolingo e finisce per sentire di non avere il tempo o le energie necessarie”, continua Cai. “Gli utenti infatti in genere non vogliono trovarsi a dover chiudere una finestra o a passare da un’app all’altra, e questo dimostra l’importanza di incorporare i nuovi strumenti di apprendimento direttamente all’interno del programma che stanno utilizzando”.
Per ora WaitChatter è disponibile unicamente per la chat di Google, ma o ricercatori assicurano che potrebbe essere adattato facilmente anche ad altre piattaforme di instant messaging, come Facebook, Skype o WhatsApp. Oltre alle parole di una lingua straniera, il sistema del Wait-learning potrebbe essere applicato inoltre per aiutare in altri campi in cui si richiedono semplici esercizi di memorizzazione, come l’apprendimento di terminologia tecnica, o di simboli e formule chimiche.
Simone Valesini
Fonte:http://www.wired.it/scienza/2015/05/15/tempo-perso-chat/
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