Come ingannare il cervello per combattere il razzismo
Utilizzando delle illusioni sensoriali è possibile convincere il cervello di essere all’interno di un altro corpo. Così i suoi pregiudizi sembrano diminuire fortemente
Come si possono sconfiggere razzismo e pregiudizi religiosi, o di genere? Sembrerà una frase fatta, ma un buon modo potrebbe essere costringere le persone a mettersi nei panni degli altri… letteralmente. Un team di ricercatori della Royal Holloway University of London ha infatti sperimentato una tecnica che permette di ingannare il cervello e dare a un soggetto l’impressione di trovarsi nel corpo di un’altra persona, per verificare se l’esperienza modificasse i suoi pregiudizi sugli individui appartenenti a gruppi sociali, o etnici, differenti. I loro risultati sono stati pubblicati sulla rivista Trends in Cognitive Sciences.
Nell’esperimento, i ricercatori inglesi hanno deciso di mettere un gruppo di adulti europei nei corpi di persone di colore e in quelli di bambini, per verificare in che modo la nuova prospettiva modificasse il loro comportamento. Per farlo, hanno utilizzato una serie di stimoli multisensoriali, illusioni percettive che permettono ingannare il cervello, facendo percepire come proprio il corpo di un’altra persona.
La ricerca ha dimostrato che l’esperienza è in grado di modificare profondamente la percezione del mondo di chi si sottopone a questo scambio di corpi. Nei panni di un bambino, infatti, i partecipanti hanno iniziato a mostrare comportamenti e una percezione di se stessi più infantile, mentre una volta inseriti nel corpo di una persona di colore i loro pregiudizi inconsci nei confronti di questo gruppo etnico sono fortemente diminuiti.
“Si tratta di risultati importanti, che dimostrano la necessità di maggiori ricerche su come viene costruita la propria identità personale, e come possono essere modificati i confini tra quello che viene considerato ingroup (il gruppo sociale con cui ci si identifica, ndr.) e l’outgroups (i gruppi sociali con cui non ci si identifica, nrd.)”, spiega Manos Tsakiris, uno degli autori dello studio. “Ancor più importante, dal punto di vista della società i nostri risultati potrebbero aiutare a comprendere come affrontare fenomeni quali il razzismo, l’odio religioso e le discriminazioni di genere, perché il metodo offre l’opportunità di fare esperienza del mondo dalla prospettiva di qualcuno che è completamente diverso da sé”.
Una cura semplice per il razzismo forse non esiste, visto che, ricordano i ricercatori, nasce da pregiudizi che vengono appresi spesso sin dall’infanzia, e che risultano estremamente difficili da modificare. Come spiega Mel Slater, il coautore dello studio, la ricerca dimostra però come “l’integrazione di diversi segnali sensoriali può permettere al cervello di aggiornare la rappresentazione del proprio corpo, e in questo modo aiutare le persone a cambiare attitudine nei confronti degli altri”.
Di Simone Valesini
Fonte:http://www.wired.it/scienza/2014/12/17/combattere-razzismo-inganno-cervello/
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