The Walking Dead nella realtà: quanto è plausibile lo scenario della serie?

The Walking Dead , la serie che ha conquistato milioni di fan sin dal 2010, immagina un mondo stravolto da un’epidemia zombie. Ma quanto di quel caos potrebbe davvero accadere fuori dallo schermo? La risposta richiede un tuffo nella scienza e nella psicologia umana : dagli impossibili “vaganti” al rischio concreto di pandemie o al collasso dell’ordine sociale. Questo articolo non si limita a smontare la fiction, ma esplora minacce reali che il genere umano potrebbe affrontare, lasciando spazio a una domanda inquietante: se non fossero i morti a spaventarci, ma i vivi?
La scienza degli zombie: perché non esistono?
Gli zombie de The Walking Dead sono creature che alimentano incubi, ma la scienza le svela per quello che sono: prodotti dell’immaginazione. La serie li mostra trascinarsi con arti irrigiditi e muscoli decomposti, ma basta un minimo di biologia per smontare l’illusione. Il cervello, senza un cuore che pompi sangue o polmoni che respirino, non può sopravvivere: è un dato incontrovertibile. Persino un virus ipotetico, capace di “riattivare” il tessuto cerebrale, non basterebbe. Immaginate un corpo essiccato, con tendini e ossa esposti: anche un elefante non si muoverebbe in quelle condizioni, figuriamoci uno zombie de The Walking Dead .
Certo, la natura ha i suoi casi strani. Il fungo Cordyceps trasforma insetti in zombi controllati a distanza, mentre la toxoplasmosi modifica il comportamento dei roditori. Ma negli umani, virus come la rabbia non resuscitano i morti: al massimo, li rendono aggressivi. Eppure, la serie sceglie di ignorare questi dettagli. Perché? Perché un vagante che si muove nonostante la decomposizione è più spaventoso di un parassita che manipola il cervello. La scienza cede il passo allo spettacolo.
Un altro punto debole? Il metabolismo. Anche ammettendo che un virus sostituisca il sangue con una sostanza nutritiva, senza fegato o reni, le tossine si accumulerebbero nel corpo in poche ore. Senza enzimi per convertire il cibo in energia, il cervello si spegnerebbe come una lampadina fulminata. Insomma, gli zombie de The Walking Dead sono un prodotto dell’immaginazione, non della biologia . Ma forse è proprio questa la loro forza: simboleggiano il terrore dell’ignoto, della fine inevitabile.
L’impossibilità biologica del cervello funzionante
Il cervello di uno zombie de The Walking Dead , nella serie, sembra funzionare anche senza corpo. Peccato che nella realtà , senza circolazione sanguigna, le cellule cerebrali muoiono in 5 minuti. Un virus che “riaccenda” il cervello? Serve un miracolo biologico: persino il più avanzato laboratorio di neuroscienze non ci sarebbe riuscito. E i movimenti? Senza muscoli integri e sistema nervoso attivo, un vagante non camminerebbe: striscerebbe, se non altro.
Ma la serie non cerca la credibilità: cerca l’effetto. E così, ecco che un cadavere putrefatto riesce a correre (o quasi), ignorando le leggi della fisica. Un dettaglio che fa sorridere i biologi, ma che funziona alla grande sul piccolo schermo.
Pandemie realistiche: il vero rischio di The Walking Dead
Se i morti viventi sono un mito, le pandemie sono una minaccia tangibile. L’Outbreak Day de The Walking Dead ricorda troppo bene il 2020: virus che si diffondono in fretta, sistemi sanitari collassati, disinformazione. Il patogeno della serie, letale e altamente contagioso, non è poi così distante da reality come Ebola o SARS-CoV-2. Secondo l’OMS, un virus con mortalità superiore al 50% e trasmesso per via aerea sarebbe un disastro. Nella realtà , però, abbiamo strumenti che nella serie non esistono: vaccini a mRNA, sequenziamento del genoma, tracciamento AI.
Eppure, il punto debole non è il virus, ma l’uomo. Prendiamo l’epidemia di mpox nel 2022: nonostante le tecnologie, la lentezza delle autorità ha permesso al virus di diffondersi. E la zoonosi? Il 60% delle malattie emergenti passa dagli animali agli umani: SARS-CoV-2 probabilmente dai pipistrelli, l’influenza aviaria dagli uccelli. La differenza sta nella preparazione: nella serie, nessuno è pronto. Nella realtà , speriamo di non dover mai arrivare a quel punto.
Come affrontare una nuova pandemia globale
Nel 1918, la Spagnola ha ucciso 50 milioni di persone. Oggi, con l’AI e la genomica, potremmo fare meglio. Tracciare i contatti, isolare i focolai, sviluppare vaccini in settimane: sono strumenti che esistono, ma che nella serie vengono ignorati. Perché? Perché un governo efficiente non fa dramma. E così, in The Walking Dead , l’assenza di leadership trasforma il virus in apocalisse.
Ma la realtà non è così nera. Le piattaforme GISAID, che condividono i dati virali in tempo reale, sono un esempio. Nella serie, invece, tutto si basa sulla sopravvivenza individuale. Un approccio che funziona per lo show, ma che nella vita vera sarebbe un suicidio collettivo.
Il lato oscuro dell’umanità: sopravvissuti e brutalità
(150-300 parole)
Nella serie, i veri mostri non sono i vaganti, ma gli umani. Gruppi come i Salvatori di Negan o i Sussurratori di Alpha riflettono una verità scomoda: senza regole, l’uomo diventa predatore. Lo dimostrano casi reali, come i saccheggi dopo un uragano o gli esperimenti della prigione di Stanford, dove la deindividuazione ha trasformato studenti in carnefici.
Nella serie, personaggi come Negan incarnano il paradosso del sopravvissuto: per proteggere il proprio gruppo, sacrificano la morale. Un riflesso psicologico che rende The Walking Dead più plausibile, nonostante l’assurdità degli zombie.
Conclusione:
The Walking Dead non è solo una storia di zombie. Usa la fantascienza per raccontare verità molto reali: la fragilità della società, il rischio delle pandemie , il lato oscuro dell’umanità. I morti viventi non esistono, ma il resto? Potrebbe accadere domani. E voi, pensate che un mondo come quello de The Walking Dead possa davvero esistere? Scriveteci nei commenti!
Redazione
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