Trump ordina il disboscamento del 58% delle foreste nazionali: cosa significa davvero per l’ambiente americano

Negli Stati Uniti è stato firmato un nuovo ordine esecutivo che consente il disboscamento su oltre 112 milioni di acri di foreste nazionali, pari a circa il 58% del totale. La misura, fortemente voluta da Donald Trump, punta ufficialmente a “ridurre gli incendi boschivi” e a “rilanciare l’industria del legname”, ma dietro queste motivazioni si nasconde un drastico allentamento delle tutele ambientali storicamente in vigore nei parchi nazionali americani.
Secondo ambientalisti ed esperti, si tratta di una decisione che potrebbe avere ripercussioni devastanti sulla biodiversità, sull’equilibrio degli ecosistemi e sulla capacità del suolo di assorbire anidride carbonica. Il provvedimento è stato firmato dal Segretario all’Agricoltura degli Stati Uniti e permette al Servizio Forestale di aggirare diverse normative di tutela ambientale, comprese quelle a protezione delle specie in via d’estinzione.
Con questo atto, l’amministrazione Trump conferma ancora una volta una linea politica aggressiva nei confronti delle normative ecologiche, che rischia di lasciare un segno profondo e duraturo sui patrimoni naturali degli Stati Uniti.
Disboscamento e riduzione delle tutele ambientali: cosa prevede davvero l’ordine esecutivo
L’atto firmato dal Segretario all’Agricoltura consente interventi di disboscamento massiccio nelle foreste nazionali senza obbligo di valutazione d’impatto ambientale e senza consultare le comunità locali. L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato si vuole ridurre il materiale infiammabile per prevenire gli incendi, dall’altro rilanciare l’economia forestale interna, diminuendo la dipendenza dal legname canadese.
Ma la realtà è più complessa. In pratica, la misura elude leggi fondamentali come l’Endangered Species Act e il National Environmental Policy Act, leggi che garantivano almeno un controllo sui progetti che potevano compromettere aree naturali protette. Così facendo, il Servizio Forestale ottiene carta bianca per intervenire anche in zone precedentemente considerate intoccabili.
Questa deregolamentazione colpisce soprattutto le aree boschive degli stati occidentali e meridionali, territori che già oggi soffrono gli effetti del degrado ambientale e dei mutamenti climatici estremi.
Quali foreste sono coinvolte e perché la scelta è controversa
Le foreste interessate dall’ordine si estendono su circa 455.000 km², un’area più grande dell’intera California. Molte di queste regioni rappresentano habitat fondamentali per migliaia di specie animali e vegetali, alcune delle quali già classificate come vulnerabili o in pericolo di estinzione.
Oltre alla biodiversità, è in gioco la funzione ambientale di queste foreste: esse assorbono milioni di tonnellate di CO₂ ogni anno, agendo come veri e propri “polmoni” terrestri. Secondo numerosi scienziati, la loro distruzione aumenterà la quantità di gas serra in atmosfera, accelerando il riscaldamento globale.
L’argomento degli incendi è poi particolarmente controverso. Gli scienziati spiegano che il disboscamento massivo, alterando il microclima e riducendo l’umidità, può addirittura peggiorare la propagazione delle fiamme. In pratica, il provvedimento non solo non risolve, ma potrebbe aggravare il problema.
Gli effetti collaterali del decreto: biodiversità, incendi e democrazia ambientale a rischio
Oltre ai danni ecologici, il decreto di Trump ha effetti indiretti profondi sulla governance ambientale. Inibendo la possibilità per cittadini, ONG e autorità locali di presentare ricorsi, il provvedimento riduce drasticamente la partecipazione pubblica nei processi decisionali.
Non si tratta solo di una questione ambientale, ma anche di trasparenza e democrazia. Le comunità locali, molte delle quali vivono a diretto contatto con le foreste, si vedono private di strumenti di opposizione e monitoraggio.
Inoltre, la legge limita l’obbligo per i funzionari federali di considerare alternative sostenibili nei progetti di gestione forestale, aprendo la porta a interventi indiscriminati e mal pianificati, spesso guidati da interessi industriali piuttosto che scientifici.
Il parere degli esperti e i precedenti disastri legati al disboscamento
Secondo Chad Hanson, scienziato specializzato in incendi forestali, il decreto si basa su una premessa falsa: l’idea che disboscare serva a prevenire gli incendi. Studi recenti dimostrano invece che aree più integre e non frammentate da attività industriali resistono meglio alle fiamme.
Un esempio concreto? I grandi incendi che hanno colpito la California negli ultimi anni sono stati amplificati proprio da interventi umani, come tagli eccessivi, costruzione di strade forestali e abbandono delle pratiche di gestione sostenibile.
In sintesi, la strategia del disboscamento non è una soluzione, ma una pericolosa scorciatoia che rischia di peggiorare ulteriormente il problema degli incendi negli USA.
Conclusione: un futuro incerto per le foreste americane
L’ordine esecutivo firmato da Trump rappresenta una delle più grandi minacce ambientali degli ultimi anni negli Stati Uniti. Dietro la retorica della prevenzione incendi e del rilancio economico si cela un attacco diretto alla biodiversità, alla capacità del pianeta di mitigare la crisi ecologica e al diritto dei cittadini di partecipare attivamente alla tutela del proprio territorio.
La decisione, peraltro già attiva, potrebbe essere difficile da revocare anche in futuro. Le conseguenze saranno tangibili nei prossimi anni, soprattutto nelle regioni più colpite dagli incendi e dal degrado forestale.
Per molti ambientalisti e scienziati, questa è una battaglia che va combattuta ora, prima che sia troppo tardi. Il destino delle foreste nazionali americane potrebbe diventare un emblema globale di come la politica può — o non può — proteggere il nostro pianeta.
Redazione
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