I dossier della CIA e la fuga in Argentina: Hitler in Sud America?

Un fascicolo desecretato dalla CIA riaccende una delle teorie più controverse del Novecento: Adolf Hitler non si sarebbe suicidato nel bunker di Berlino, ma sarebbe riuscito a fuggire trovando rifugio in Sud America. Una possibilità a lungo snobbata dalla storiografia ufficiale, che torna oggi sotto i riflettori grazie a documenti classificati rilasciati nel 2020. Secondo queste carte, l’intelligence americana e sudamericana avrebbe indagato per oltre un decennio sulla possibilità che il Führer abbia inscenato la propria morte, dileguandosi nel caos del 1945.
I dossier della CIA e la fuga in Argentina: Hitler in Sud America?
Nonostante la versione ufficiale racconti che Hitler si sia tolto la vita nel bunker berlinese, diversi agenti della CIA considerarono credibile la pista della fuga verso l’Argentina. Le indagini si focalizzarono su un hotel situato a La Falda, i cui proprietari – noti sostenitori del nazismo – avevano legami diretti con alti gerarchi del Terzo Reich. Secondo i rapporti, finanziarono Joseph Goebbels e ospitarono personalmente Hitler prima della fine del conflitto. L’edificio divenne quindi un potenziale nascondiglio per il dittatore in fuga.
L’enigma dell’Hotel La Falda
L’hotel, costruito negli anni ’30 da Walter e Ida Eichhorn, viene citato ripetutamente nei dossier dell’intelligence. I due coniugi, ferventi simpatizzanti del regime nazista, avrebbero aiutato numerosi ex membri del Reich a rifugiarsi in Argentina nel dopoguerra. Questo legame rafforzò il sospetto che anche Adolf Hitler possa aver scelto il Sud America come destinazione della sua fuga.
Il caso Schrittelmayor: una fotografia dalla Colombia
Un rapporto della CIA del 1955 racconta un episodio enigmatico: una fotografia scattata a Tunja, in Colombia, mostrava un uomo con una somiglianza sconcertante con Hitler. L’individuo, noto come Adolf Schrittelmayor, appariva accanto a Philip Citroën, presunto ex ufficiale delle SS.
Secondo la testimonianza, Citroën avrebbe incontrato più volte l’uomo e scattato con lui una foto che lo ritraeva in età avanzata. L’informatore CIMELODY-3 confermò il racconto, riferendo che Citroën credeva che Hitler, dopo dieci anni dalla fine del conflitto, non fosse più perseguibile legalmente. La CIA, pur mantenendo una linea prudente, avviò ulteriori verifiche, anche grazie a un secondo informatore chiamato “GIRELLA”. Ma le prove certe non arrivarono mai.
Una caccia segreta durata anni
Il fascicolo svela che molti agenti seguirono per anni la pista della fuga di Hitler in Sud America, raccogliendo testimonianze e indizi. Tuttavia, l’assenza di prove fotografiche inequivocabili e l’incertezza sull’identità dei soggetti coinvolti impedirono conclusioni definitive.
L’ombra dell’Operazione Paperclip e i sospetti della CIA
Anche di fronte a testimonianze suggestive, la CIA rimase divisa. Alcuni agenti ritenevano che la teoria fosse frutto di equivoci o manipolazioni. Tuttavia, il fatto che l’agenzia abbia dedicato tempo e risorse all’indagine dimostra che la pista non fu affatto ignorata.
Un precedente significativo è l’Operazione Paperclip, con cui oltre 1.600 scienziati tedeschi, tra cui Wernher von Braun, vennero reclutati per il programma spaziale statunitense. Questo episodio dimostra che molte teorie considerate “cospirazioniste” si sono rivelate realtà storica.
Quando il complotto diventa cronaca
Il caso Paperclip è il simbolo di come elementi un tempo inverosimili possano diventare parte del racconto storico ufficiale. E proprio per questo motivo, la teoria di Hitler in Sud America non può essere liquidata con leggerezza.
I nuovi dossier dell’Argentina e la svolta possibile
Nel marzo 2025, il presidente argentino Javier Milei ha annunciato la desecretazione degli archivi relativi alla presenza nazista nel Paese. Un passo storico che potrebbe finalmente chiarire uno dei misteri più discussi del secolo scorso.
Secondo il governo, i documenti contengono riferimenti a movimenti sospetti di cittadini tedeschi tra il 1945 e il 1950, concentrati proprio nelle zone citate nei dossier della CIA come possibili rifugi per Hitler.

Documento della CIA che descrive dettagliatamente le accuse sulla fuga di Hitler in Argentina. ( Archivi della CIA ).

Fotografia di un uomo che potrebbe essere Hitler, con un ex ufficiale delle SS nel 1954 a Tunja, Colombia. ( Archivi della CIA ).
La comunità storica spera nella verità
Storici, analisti e giornalisti internazionali sono in attesa: tra quei fascicoli potrebbe nascondersi la prova definitiva che Hitler si rifugiò davvero in Sud America. Se così fosse, una delle pagine più nere della storia contemporanea potrebbe avere un epilogo del tutto diverso da quello finora conosciuto.
Conclusione
I documenti desecretati non offrono una prova definitiva, ma nemmeno smentiscono completamente la fuga di Hitler in Sud America. Per anni, la CIA ha indagato in modo costante, tenendo viva una possibilità che molti consideravano assurda.
Oggi, con la desecretazione degli archivi argentini, il mondo intero guarda a Buenos Aires con occhi nuovi: forse, tra quelle carte, si nasconde la verità su uno degli enigmi più oscuri del Novecento.
E se davvero Hitler fosse fuggito in Sud America… allora forse aveva anche un passaporto falso per i suoi baffetti.
Immagine in alto: foto del 1941 di Adolf Hitler con diversi ufficiali nazisti. Alla sua destra c’è Martin Bormann, forse il più famoso nazista noto per essere fuggito in Sud America dopo la guerra.
Fonte: Archivio federale tedesco/ CC BY-SA 3.0 .
Redazione
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