È così che i turisti uccidono gli elefanti, per piacere e a tradimento, pagando 30.000 dollari

Un video pubblicato dall’organizzazione PETA mostra un cacciatore che uccide un elefante indifeso con diversi colpi.

La crudeltà umana a volte non ha limiti. L’organizzazione in difesa dei diritti degli animali PETA ha messo in luce le pratiche di caccia indiscriminate che si stanno effettuando nelle riserve naturali come quella situata vicino al Kruger National Park, in Sud Africa.

Un video diffuso dall’organizzazione mostra un turista americano, che in precedenza aveva pagato 30.000 dollari, mentre spara e uccide un elefante. Nella terrificante sequenza si vede un grande elefante che emerge pacificamente da un cespuglio, proprio mentre un cacciatore di trofei  e le sue guide sono in agguato.

Il turista spara all’elefante in testa e guarda il pachiderma cadere sulle ginocchia. L’animale soffre senza potersi rialzare, lui ei suoi compagni gli si avvicinano di lato per poter sparare con maggiore precisione e porre fine alla vita dell’animale. Alla fine partono altri quattro colpi…

“La PETA invita tutti coloro che sono indignati da questa vigliaccheria a unirsi a noi per promuovere l’approvazione di leggi che vietano l’importazione di animali come trofei”, ha detto la fondatrice dell’associazione, Ingrid. Newkirk.

Inoltre, l’indagine dell’associazione animalista ha rivelato anche gli investimenti del presidente sudafricano Cyril Raphosa nell’industria della caccia ai trofei.

@Peta

Secondo l’associazione, “Ramaphosa sta sviluppando e ampliando silenziosamente una proprietà di caccia ai trofei chiamata Diepdrift, popolandola con animali provenienti da Phala Phala, la sua attività di allevamento di animali selvatici, di cui possiede il 50% Tsala Hunting Safaris”.

La PETA afferma di possedere registrazioni in cui alti funzionari del governo sudafricano ammettono che il presidente condivide equamente i proventi di tutte le cacce effettuate attraverso Tsala.

Per firmare la petizione clicca qui

Fonte: Peta

Roberta Ragni

Foto di Three-shots da Pixabay 

Fonte: www.greenme.it

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